Smonta la Scuola pubblica!
di Anna Arcadi
L'immagine della Scuola che il ministro Fioroni, uomo del Vaticano e amico del cardinal Ruini, cerca di propinarci ha qualcosa di surreale. Se provate a leggere gli interventi del ministro sulla stampa nazionale e le sue dichiarazioni sul sito del ministero della Pubblica Istruzione, avrete l'impressione di trovarvi in un mondo fantascientifico.
Tra bulli e fannulloni
La scuola pubblica italiana è, secondo le
parole dello stesso ministro, infestata da "bullismo, teppismo, violenza,
guerriglia, atti di vera e propria barbarie giovanile". Addirittura, si è resa
necessaria una circolare ministeriale per frenare l'utilizzo di cellulari in
classe, fenomeno di accompagnamento del cosiddetto "bullismo" che, associato
alle diaboliche videocamere dei cellulari, è stato aggiornato dal ministro con
il neologismo "cyberbullying". Sulle pagine dei quotidiani sono
comparse, in questi ultimi mesi, foto tratte dai filmati amatoriali degli
studenti con scene di una vita scolastica che non hanno certo a che fare con la
calma e la tranquillità: decine di studenti accatastati in aule strettissime,
professori disperati e sull'orlo dell'esaurimento nervoso alle prese con appelli
inaffrontabili di trenta alunni per classe, banchi e sedie divelti. Si tratta di
una situazione che non stupisce gli insegnanti: classi di trenta alunni sono
ormai la norma, un'aberrazione dal punto di vista didattico che non contribuisce
certo a creare agevoli condizioni di lavoro. Lo stesso ministro, proprio in
questi giorni, ha dovuto lanciare una campagna per tentare, a suo dire, di
arginare il fenomeno della violenza nelle scuole: "Smonta il bullo", campeggia
sul sito del ministero della Pubblica Istruzione.
E qui viene la
fantascienza. Perché la cosa strana della scuola italiana è che, mentre nelle
classi volano oggetti di tutte le dimensioni e vengono picchiati disabili con
spranghe d'acciaio, i professori, chissà come, se la spassano. "Gli insegnati
sono tutti fannulloni": è uno dei leitmotiv del governo Prodi
funzionale a sferrare un ulteriore pesante attacco ai lavoratori della scuola e,
più in generale, del pubblico impiego. I casi sono due: o gli insegnanti sono
dotati di straordinarie doti di straniamento, oppure il ministro Fioroni non ha
mai passato una mattinata in una classe di trenta studenti in vita sua.
Propendiamo per la seconda ipotesi, che ci spiega anche perché, a fronte di una
situazione già ingestibile, è stato predisposto un decreto ministeriale che
prevede la possibilità di formare classi con più di trenta alunni: una
mossa per rendere attuabile il taglio degli organici previsto dalla Finanziaria
(quasi 20000 posti di docenti in meno).
Via libera alle privatizzazioni
Dopo aver annunciato un cospicuo aumento dei
finanziameti pubblici alle scuole private e confermato la volontà di non
abrogare la riforma Moratti, il ministro Fioroni l'ha fatta proprio grossa: come
annunciato al famigerato summit governativo di Caserta, il 25 gennaio il
Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che prevede la trasformazione
delle scuole in Fondazioni.
Di fatto, le scuole vengono trasformate in enti
in gran parte privati, con tanto di "comitato esecutivo" per la gestione di
fondi pubblici e privati. Potranno farne parte, con le connesse ingerenze anche
sul piano didattico, le imprese presenti sul territorio. Le scuole diventeranno
delle vere e proprie aziende, basate sul sistema misto pubblico-privato, con la
possibilità di reperire fondi dai privati che potranno quindi entrare a far
parte della gestione delle stesse.
Nemmeno la Moratti si era spinta tanto in
là. Se è vero che il processo di privatizzazione e "aziendalizzazione" della
scuola pubblica è stato accelerato drasticamente dai precedenti governi di
centrosinistra, oggi, con Rifondazione al governo e l'appoggio incondizionato
della Cgil all'operato dell'esecutivo, la situazione si aggrava: la mancata
reazione del sindacato e dei partiti della "sinistra radicale" (Prc in primis)
rende facile il lavoro al ministro che, per conto di Confindustria e Vaticano,
sta completando quello che la Moratti non avrebbe potuto. Oggi la Cgil tace,
così come tace Rifondazione. Addirittura, il manifesto in un articolo
definiva la proposta di Fioroni "un'idea radicale per cercare di dare una
risposta alla cronica mancanza di soldi nelle scuole di ogni ordine e grado" (13
gennaio 2007). Tutto questo mentre decine di migliaia di precari da decenni
aspettano l'assunzione e gli stipendi, a fronte del caro vita, sono a malapena
sufficienti per pagare l'affitto.
Serve una risposta di classe
Ma le lotte di Vicenza contro la base Nato, così come i fischi degli operai di Mirafiori, ci dicono chiaramente che la protesta non è stata completamente ingabbiata. Prima o poi i nodi vengono al pettine e anche nella scuola il malcontento comincia a farsi sentire. Occorre, fin da subito, contrastare l'azione del governo e porre all'ordine del giorno, nei comitati cittadini per la difesa delle pensioni e contro lo scippo del Tfr, anche la difesa della scuola pubblica.