Partito di Alternativa Comunista

L’Argentina in piazza contro il governo Milei

L’Argentina in piazza contro il governo Milei

 

 

 

Nota della redazione web

 

 

Il 24 gennaio in Argentina si è svolto il primo sciopero nazionale contro le misure liberiste promosse dal nuovo governo Milei, un governo populista di estrema destra al soldo del Fondo monetario internazionale. Le minacce e i tentativi del governo di intimidire le organizzazioni e gli attivisti sindacali e di movimento, così come le misure anti-picchetto volute dal Ministero della Sicurezza guidato da Patricia Bullrich, non sono bastati a fermare lo sciopero nazionale, a cui hanno partecipato 1,5 milioni di lavoratori nel Paese, 350.000 solo nella capitale Buenos Aires. È stata una giornata importante, che ha dimostrato che i lavoratori e le lavoratrici hanno la forza per respingere il piano liberista di Milei.
Il Paese sta affrontando una grave crisi economica e sociale, frutto delle politiche dei governi neoliberisti, di destra o di «sinistra», degli ultimi anni. Una crisi aggravata nell'ultimo periodo dalla svalutazione imposta dal governo Milei, che ha significato una brutale caduta dei salari e dei redditi, già fortemente penalizzati, della stragrande maggioranza della popolazione.
La giornata del 24 gennaio ha visto uno sciopero di massa dei lavoratori del settore pubblico, dei bancari, degli operatori sanitari, dei lavoratori dei trasporti che hanno lavorato parzialmente fino alle 19, fermandosi per il resto della giornata, e anche dei pensionati e dei disoccupati. Le forze di polizia hanno cercato di bloccare l'ingresso di decine di autobus nella capitale, per la manifestazione prevista nel pomeriggio in Plaza del Congreso, così come hanno provato a bloccare diversi punti della città, per ostacolare il passaggio dei manifestanti, ma invano. Oltre che nella capitale, le manifestazioni si sono svolte praticamente in tutte le regioni del Paese.
La magistratura, cui i sindacati si sono appellati, ha annullato sei articoli del Dnu (il decreto ultra-liberista voluto da Milei) che riguardano le leggi sul lavoro, come quello che sostituisce la retribuzione degli straordinari con la banca delle ore, quello che revoca i contratti collettivi di lavoro, quello che limita lo svolgimento di assemblee e congressi delle organizzazioni sindacali. Lo stesso Milei ha anche fatto marcia indietro rispetto ad alcuni punti del suo decreto.
Ma la maggior parte delle misure Dnu e la cosiddetta «Legge Omnibus» non sono state giudicate illegittime e sono in fase di votazione al Congresso. Mercoledì 31 gennaio si è svolta un’altra manifestazione davanti al Congresso (Parlamento) argentino, proprio durante la discussione del pacchetto di misure proposto dal governo. Alcuni attivisti politici e sindacali sono stati arrestati: il Pstu argentino, sezione della Lit-Quarta Internazionale, ne chiede l’immediata scarcerazione.
Le sezioni della Lit-Quarta Internazionale hanno partecipato a iniziative in solidarietà con lo sciopero in molti Paesi del mondo. Anche in Italia Alternativa comunista era in piazza davanti all’ambasciata argentina a Roma.
Lo sciopero in Argentina ha avuto un buon risultato, ma avrebbe potuto essere molto più incisivo se le direzioni sindacali (Cgt e Ctas in primis) avessero attuato diversamente, senza esitazioni e titubanze. La stessa articolazione oraria dello sciopero – che ha avuto inizio alle ore 12 – non ha favorito il blocco della produzione e dei commerci. La verità è che la burocrazia sindacale punta a respingere (o ridimensionare) le misure di Milei sul terreno istituzionale, nelle stanze del Parlamento e nei tribunali. Stanno, ad esempio, facendo appello ai parlamentari (!) a non votare il pacchetto di leggi liberiste.
Pubblichiamo qui un articolo del Pstu di Argentina che spiega le ragioni delle proteste in corso e, al contempo, critica l’azione delle direzioni sindacali attualmente alla testa della mobilitazione.

 

Dichiarazione del Pstu di Argentina

 

L'inflazione a dicembre era del 30%, quella dei generi alimentari e dei beni di prima necessità persino peggiore, il doppio da quando Milei è entrato in carica. Se Massa [il predecessore di Milei, ndt] ci ha affamato e non è stato in grado di fermare gli aumenti, la mega-svalutazione del governo Milei-Macri è stata una dichiarazione di guerra contro le masse lavoratrici.
È fondamentale aumentare immediatamente i salari, le pensioni e i sussidi sociali fino a raddoppiare il minimo salariale, con una clausola di aumento automatico mensile in base all'inflazione. La Cgt [il principale sindacato del Paese, ndt] dovrebbe includere questa richiesta salariale negli scioperi e nelle manifestazioni. Dobbiamo organizzare assemblee in ogni fabbrica e luogo di lavoro, per imporre al governo la richiesta di un aumento.

 

La Dnu e le leggi di Milei

Appena insediato, Milei ha applicato un decreto (Dnu) che va contro gli interessi della classe operaia e delle masse popolari, che toglie le poche conquiste lavorative che abbiamo strappato e che attacca la sovranità argentina a vantaggio delle grandi imprese multinazionali e del Fondo Monetario.
Gli articoli sul lavoro sono brutali e non saranno fermati da una sentenza del tribunale, determinando tra l'altro: eliminazione dell'indennità di licenziamento, sostituendola con un fondo di licenziamento molto più basso (come avviene nell'edilizia), in altre parole lo riducono e sarà pagato a rate; estensione del periodo di «prova» a 8 mesi: sarà un periodo di «prova e licenziamento», molto più lungo di adesso; limitazione del diritto di sciopero e di altre forme di lotta, lasciando i lavoratori indifesi contro gli attacchi dei padroni; licenziamenti di massa dei lavoratori statali, con attacchi a medici, infermieri, insegnanti e altri settori essenziali. Le lotte per resistere a questi licenziamenti sono già iniziate con assemblee di massa e presidi permanenti.
A ciò si aggiungono molte altre misure dannose, come la privatizzazione di aziende statali redditizie ed efficienti: Ypf, Aerolíneas, Ferrovie, Banco Nación, ecc: questo porterà grandi benefici alle imprese multinazionali che saccheggiano le nostre risorse e ad altre che importano tutto, finendo per liquidare l'industria esistente in Argentina. Senza contare gli aumenti dei trasporti che sono già iniziati e che faranno lievitare le tariffe, il tremendo aumento dei prezzi del carburante e tutti gli aumenti che stanno arrivando e che riguardano molti servizi, l'istruzione e altro.
È un pacchetto di misure che aumenterà la povertà, porterà l'inflazione alle stelle, renderà il lavoro più precario e renderà il nostro Paese molto più dipendente.
Siamo tutti d'accordo che le cose così come sono non vanno più bene, ma non è questo il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Milei ha parlato di «libertà». Le sue leggi e i suoi decreti significano libertà per i padroni di sfruttarci ogni giorno di più, per meno soldi. Per i lavoratori non c'è libertà, ma una crescente schiavitù.
Molti operai che hanno votato per Milei, stufi del disastro del precedente governo, non si aspettavano questo tipo di misure. Altri sperano ancora che le cose non vadano così male come si dice. Nelle fabbriche siamo divisi a seconda di chi abbiamo votato. Dobbiamo unirci, studiare le misure. Dobbiamo essere tutti d'accordo nel difendere i salari e le pensioni e non permettere che queste misure passino.
Dobbiamo organizzare assemblee, riunioni, confronti tra tutti noi, per analizzare ciò che sta per accadere. Subiamo l'inflazione, i bassi salari e la precarietà, indipendentemente da chi votiamo. Dobbiamo essere uniti per difenderci.

 

Lo sciopero della Cgt

La Cgt ha permesso tutti gli oltraggi e la regressione salariale, una povertà del 45%, che colpisce non solo i disoccupati, ma gran parte di quelli di noi che hanno un lavoro. Non difende noi lavoratori, ma i propri interessi e privilegi. Ha indetto una manifestazione con sciopero il 24 gennaio contro le misure del governo. Lo ha fatto per due motivi. In primo luogo, perché il governo ha adottato tutte le misure senza consultarli. Chiedono di partecipare alla negoziazione della resa, per preservare i loro privilegi. D'altra parte, stanno tutelando il proprio apparato: sanno che in breve tempo la situazione sarà intollerabile per la classe operaia, temono che li cacceremo. Hanno indetto uno sciopero, ma lungi dal prepararlo come sarebbe necessario, hanno chiesto colloqui al governo e dato persino la disponibilità a revocarlo.
Non possiamo fidarci di questi dirigenti. Sono stati costretti a indire uno sciopero, ma fanno di tutto per depotenziare le azioni di sciopero, il che ci indebolisce. Tanto meno possiamo confidare nel fatto che, come dice la Cgt, sarà la Giustizia a fermare l'attacco di Milei. Lo fermeremo e lo sconfiggeremo solo se saremo in grado di unirci e di reagire con forza, fino a vincere.
Abbiamo bisogno di un grande sciopero e di una grande mobilitazione per dimostrare che, al di là delle bugie del governo e delle manovre dei sindacalisti, possiamo unirci e lottare per i nostri interessi. Uno sciopero che unisca la classe operaia a tutti i settori che si stanno già mobilitando per resistere, come i lavoratori pubblici o le assemblee sorte nei quartieri. In settori statali come la Cultura, le assemblee hanno formato comitati per estendere la lotta, votando a favore del coordinamento con altri settori. In tutto il Paese si stanno tenendo assemblee e mobilitazioni in difesa del lavoro e della cultura. Le assemblee popolari stanno organizzando presidi e azioni in diverse città del Paese. I lavoratori devono assumere la responsabilità dello sciopero e della mobilitazione.
È necessario chiedere assemblee, discutere le misure del governo, proporre e pretendere che questo non sia uno sciopero isolato, ma l'inizio di un piano di lotta. Che ponga al centro delle sue rivendicazioni un aumento immediato e generale dei salari e delle pensioni, che valga per tutti, anche per i lavoratori che oggi non hanno regolare contratto di lavoro o che sono precari.

 

Esigere il reintegro di tutti i lavoratori statali licenziati

Nella fabbrica, nel reparto o nel sindacato in cui si approvano gli scioperi, dobbiamo nominare gruppi e commissioni per la sensibilizzazione e la persuasione, per visitare le altre aziende della loro area o del loro sindacato, per convincere e unire tutti nella costruzione degli scioperi e della mobilitazione.
Dobbiamo coordinarci tra diversi sindacati e organizzazioni, unire le assemblee popolari che stanno nascendo, i movimenti sociali, tutti i settori, per favorire la massima adesione allo sciopero e la partecipazione alla manifestazione.
Formare gruppi che il giorno stesso dello sciopero attraversino i quartieri, le strade e le città, garantendo davvero lo sciopero, respingendo le manovre dei padroni, aiutando i più deboli, convincendo gli indecisi, rendendo più difficile il compito di coloro che cercano di depotenziarlo. Dobbiamo anche prepararci a respingere i tentativi repressivi del governo.
Tutto questo è fondamentale. Bisogna mettere in campo tutte le azioni necessarie per favorire la riuscita degli scioperi e delle mobilitazioni, organizzare una rete di comitati coordinati e solidali, per continuare la lotta quando i dirigenti decidono di arrendersi al governo. E discutere tra tutti noi non solo l'aumento dei salari e l'annullamento della Dnu e delle altre leggi, ma un vero progetto alternativo della classe operaia e delle masse popolari.
Non si tratta di scegliere tra il disastro che ci ha lasciato il governo precedente e le misure di Milei, Macri e del Fmi. Si tratta di costruire una nuova direzione sindacale e politica della classe operaia, che lotti per i diritti dei lavoratori e per l'indipendenza nazionale, per la rottura con il Fmi, per il non pagamento del debito, per l'utilizzo di tutte le ricchezze argentine al servizio di un piano di sviluppo per le masse popolari, che ponga fine al saccheggio delle risorse e alla distruzione dell'ambiente.
Un movimento di lotta che ci porti a un cambiamento profondo e rivoluzionario, che espropri i grandi capitalisti che dominano il nostro Paese con tutti i governi e metta tutte le decisioni nelle mani delle organizzazioni democratiche della classe operaia e del popolo, un governo di coloro che producono tutta la ricchezza e che si impoveriscono ogni giorno di più. Un governo dei lavoratori per costruire un'Argentina nuova, diversa, operaia e socialista.

 

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