Serve una battaglia unitaria
tra R28a e sindacalismo di base
VERSO UN SINDACALISMO
CONFLITTUALE E DI CLASSE
Il nostro intervento all'Assemblea
nazionale della Rete 28 aprile
di Antonino
Marceca
Il 14 marzo 2008 nei locali della Camera del
Lavoro di Milano si è svolta l’Assemblea Nazionale della Rete 28 aprile, la
sinistra sindacale in Cgil. E’ stata un’assemblea molto partecipata, in sala
erano presenti oltre 400 lavoratori e lavoratrici di diverse categorie del
lavoro salariato.
Giorgio Cremaschi, nella relazione, ha rilevato l’importanza della costruzione
dell’opposizione organizzata in Cgil, nei territori e nelle categorie, in vista
della presentazione al prossimo congresso nazionale della Cgil di una mozione
globalmente alternativa. Per quanto riguarda la Fiom il giudizio di Cremaschi
permane sospeso “l’attuale maggioranza politica che governa la Fiom (…) è di
fronte ad un bivio” , mentre Lavoro Società deve scegliere da che parte stare.
Inoltre di fronte all’avanzare del processo costituente di un sindacato unico,
“una grande Cisl”, ha sottolineato come il dissenso non deve limitarsi nei
direttivi e nelle strutture, ma deve estendersi nei territori e nei luoghi di
lavoro, quindi ha ribadito l’indipendenza della Rete 28 aprile dal governo, dal
padronato e dai partiti.
Gli interventi dai territori e dalla fabbriche sono stati oltre 30, i lavoratori e le lavoratrici intervenuti hanno portato i loro contributi di esperienza e di lotta.
Seck Badara, immigrato di Brescia, ha messo in risalto l’importanza dell’unità nella lotta tra i lavoratori immigrati e nativi, altri hanno sottolineato i vari aspetti di un programma politico sindacale di fase: la questione salariale e previdenziale, i ritmi, la precarietà, la repressione padronale, la drammaticità degli infortuni e delle malattie professionali, la difesa della scuola e della sanità pubblica, la lotta contro la burocrazia sindacale che in Cgil è passata dal sostegno al governo amico alla costituente sindacale unitaria con Cisl e Uil: un sindacato aziendalista, collaterale al Partito democratico, la cui filosofia è espressa nella bozza per un nuovo modello contrattuale.
Due i banchetti presenti all'ingresso della sala: quello di Falce e Martello, minoranza del Prc, che distribuiva, tra l’altro, volantini in sostegno della Sinistra Arcobaleno; e quello del Partito di Alternativa Comunista, con il giornale Progetto Comunista, il libro sulla Rivoluzione d’Ottobre e un volantino che annunciava una iniziativa a Milano, la stessa sera, contro il modello contrattuale in discussione tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria.
Inoltre è stato distribuito il testo “Ricostruiamo su basi di classe la sinistra sindacale in Cgil”, frutto di un’elaborazione collettiva di sindacalisti classisti e firmato dal compagno Francesco Doro del Direttivo regionale della Fiom Cgil del Veneto e dell’Esecutivo regionale della Rete 28 aprile in Veneto (testo che sarà pubblicato a breve sul nostro sito web).
Chi scrive questa nota è intervenuto, ponendo la necessità, tra l’altro, di una battaglia unitaria tra la sinistra Cgil e il sindacalismo di base in difesa degli interessi immediati dei lavoratori (la sintesi dell'intervento è leggibile sul sito della Rete 28 aprile e anche qui sotto).
Assemblea Nazionale Rete 28 Aprile,
14 marzo 2008, Camera del lavoro di Milano
Intervento di Antonino Marceca FP Cgil Venezia
Intervento di Antonino Marceca FP Cgil Venezia
Cari compagni, care compagne,
Nei pochi minuti a disposizione vorrei
riflettere con tutti voi su tre temi a mio avviso centrali dello scontro di
classe che ci coinvolgerà come sinistra sindacale in Cgil nella prossima
fase.
1) L’ingresso dell’economia capitalistica in
un nuovo ciclo di crisi economica e finanziaria, un ciclo che viene fatto
iniziare negli ultimi studi pubblicati dalle maggiori organizzazioni mondiali
del Capitale con la crisi dei subprime negli Usa e che sempre più vede
associata la recessione con la tendenza all’inflazione, la stagflazione. E’
quanto descrivono: il rapporto Rischi globali 2008 discusso dal Forum economico
mondiale di Davos, il rapporto di previsione sull’andamento dell’economia
mondiale nel 2008 pubblicato dalla Banca mondiale, gli analisti delle maggiori
banche d’affari, tra cui Goldman Sachs, ecc. In realtà si tratta di una crisi
capitalistica di sovrapproduzione di capitali, di cui la tendenza alla guerra è
l’espressione più barbara. La crisi economica presenta una notevole
sincronizzazione, essa si estende dagli Usa al Canada, dall’Europa al
Giappone.
L’Ocse ha recentemente diffuso dati sull’inflazione che ha ripreso a crescere su tutti i paesi industrializzati, anche in Cina ha superato l’8%. Aumentano i prezzi dei prodotti energetici, degli alimenti, mentre l’oro ritorna ad essere un bene rifugio.
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso, per contrastare gli effetti inflazionistici, di non variare il costo del denaro e ha chiesto ai governi europei di frenare gli aumenti salariali.
Per quanto riguarda il nostro Paese le previsioni indicano un dimezzamento del tasso di crescita, intorno al 0,7%, mentre l’inflazione dovrebbe crescere del 2,7% con conseguenti effetti sul potere d’acquisto dei salari. Su questo tema l’Eurispes in un recente studio ha calcolato che negli anni 2001-2005 l’inflazione è cresciuta del 23,7% e nel corso del 2006-2007 del 5%, con un’impennata nei primi mesi del 2008 dell’8%, ne consegue che la perdita del potere d’acquisto dei salari è stata del 35%.
Non c’è dubbio che la crisi capitalistica verrà ancora una volta scaricata sui lavoratori e le masse popolari, questo succederà sia che accederà al governo il Pdl di Berlusconi, sia il Pd di Veltroni, d’altronde i loro programmi sono sostanzialmente sovrapponibili.
La Rete 28 aprile pertanto dovrà rimarcare la propria indipendenza dai governi e dai padroni, ma dovrà anche verificare i comportamenti dei partiti: durante il governo Prodi l’opposizione è stata decrescente dal PdAC a Sinistra critica, mentre la Sinistra arcobaleno era nel governo.
L’Ocse ha recentemente diffuso dati sull’inflazione che ha ripreso a crescere su tutti i paesi industrializzati, anche in Cina ha superato l’8%. Aumentano i prezzi dei prodotti energetici, degli alimenti, mentre l’oro ritorna ad essere un bene rifugio.
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso, per contrastare gli effetti inflazionistici, di non variare il costo del denaro e ha chiesto ai governi europei di frenare gli aumenti salariali.
Per quanto riguarda il nostro Paese le previsioni indicano un dimezzamento del tasso di crescita, intorno al 0,7%, mentre l’inflazione dovrebbe crescere del 2,7% con conseguenti effetti sul potere d’acquisto dei salari. Su questo tema l’Eurispes in un recente studio ha calcolato che negli anni 2001-2005 l’inflazione è cresciuta del 23,7% e nel corso del 2006-2007 del 5%, con un’impennata nei primi mesi del 2008 dell’8%, ne consegue che la perdita del potere d’acquisto dei salari è stata del 35%.
Non c’è dubbio che la crisi capitalistica verrà ancora una volta scaricata sui lavoratori e le masse popolari, questo succederà sia che accederà al governo il Pdl di Berlusconi, sia il Pd di Veltroni, d’altronde i loro programmi sono sostanzialmente sovrapponibili.
La Rete 28 aprile pertanto dovrà rimarcare la propria indipendenza dai governi e dai padroni, ma dovrà anche verificare i comportamenti dei partiti: durante il governo Prodi l’opposizione è stata decrescente dal PdAC a Sinistra critica, mentre la Sinistra arcobaleno era nel governo.
2) La bozza di nuovo modello contrattuale
predisposto da Cgil, Cisl e Uil rappresenta il punto di partenza, la piattaforma
ideologica di base, per dar vita a quella costituente sindacale dalla quale
dovrà nascere il nuovo sindacato unitario sulle ceneri delle attuali tre
confederazioni: la gamba sindacale del Partito democratico.
Il documento di Cgil Cisl e Uil nell’affrontare il tema del nuovo modello contrattuale assume i contenuti programmatici di Confindustria e, nei fatti, porta a compimento il protocollo Damiano sul mercato del lavoro del 23 luglio 2007. In sintesi i contenuti sono i seguenti: il Ccnl assume i caratteri di un “centro regolatore dei sistemi contrattuali” e lega “la difesa del salario al (…) concetto di inflazione realisticamente prevedibile”, in continuità quindi con il concetto di “inflazione programmata”. Inoltre la bozza sindacale propone il “superamento del biennio economico e la fissazione della triennalità della vigenza contrattuale, unificando così la parte economica e normativa”, un meccanismo che ridurrà ulteriormente i salari. Nel nuovo modello contrattuale pertanto viene espunto il nocciolo del Ccnl: la difesa dei diritti e delle tutele, la lotta per l’aumento salariale e la funzione solidaristica tra tutti i lavoratori; infatti solo nel 10% delle aziende (meno del 30% dei lavoratori) si effettua la contrattazione di secondo livello, mentre in tante aziende manca qualsiasi tutela sindacale. Svuotata ogni vertenza contro il padronato per il salario, rimane la pressione congiunta di padroni e operai, uniti in un rapporto corporativo, verso il governo… sul fisco, una strada che porterà al taglio del salario indiretto (servizi, scuola, sanità, ecc.). La bozza sindacale individua nella contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, da rafforzare con misure di detassazione e decontribuzione legislativa, in linea con il protocollo del 23 luglio 2008, “spazi di manovra salariali e normativi”, alludendo alle deroghe aziendali al contratto nazionale in tema di orario e flessibilità. Mentre le quote di salario aggiuntivi vengono strettamente legate alla redditività d’impresa, ancorando il salario agli obiettivi aziendali: produttività, qualità, redditività, efficienza, efficacia. Il salario di merito ci riporta indietro agli anni Cinquanta e premia l’individualismo, il crumiraggio, il cottimo. Un impianto di collaborazione di classe che subordina totalmente i salariati all’impresa.
Il documento di Cgil Cisl e Uil nell’affrontare il tema del nuovo modello contrattuale assume i contenuti programmatici di Confindustria e, nei fatti, porta a compimento il protocollo Damiano sul mercato del lavoro del 23 luglio 2007. In sintesi i contenuti sono i seguenti: il Ccnl assume i caratteri di un “centro regolatore dei sistemi contrattuali” e lega “la difesa del salario al (…) concetto di inflazione realisticamente prevedibile”, in continuità quindi con il concetto di “inflazione programmata”. Inoltre la bozza sindacale propone il “superamento del biennio economico e la fissazione della triennalità della vigenza contrattuale, unificando così la parte economica e normativa”, un meccanismo che ridurrà ulteriormente i salari. Nel nuovo modello contrattuale pertanto viene espunto il nocciolo del Ccnl: la difesa dei diritti e delle tutele, la lotta per l’aumento salariale e la funzione solidaristica tra tutti i lavoratori; infatti solo nel 10% delle aziende (meno del 30% dei lavoratori) si effettua la contrattazione di secondo livello, mentre in tante aziende manca qualsiasi tutela sindacale. Svuotata ogni vertenza contro il padronato per il salario, rimane la pressione congiunta di padroni e operai, uniti in un rapporto corporativo, verso il governo… sul fisco, una strada che porterà al taglio del salario indiretto (servizi, scuola, sanità, ecc.). La bozza sindacale individua nella contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, da rafforzare con misure di detassazione e decontribuzione legislativa, in linea con il protocollo del 23 luglio 2008, “spazi di manovra salariali e normativi”, alludendo alle deroghe aziendali al contratto nazionale in tema di orario e flessibilità. Mentre le quote di salario aggiuntivi vengono strettamente legate alla redditività d’impresa, ancorando il salario agli obiettivi aziendali: produttività, qualità, redditività, efficienza, efficacia. Il salario di merito ci riporta indietro agli anni Cinquanta e premia l’individualismo, il crumiraggio, il cottimo. Un impianto di collaborazione di classe che subordina totalmente i salariati all’impresa.
3) Davanti a questo quadro è assolutamente
indispensabile che la Rete 28 aprile faccia un salto di qualità nella sua
proposta alternativa, costruisca l’opposizione contro la burocrazia sindacale
all’interno della Cgil, presentando al prossimo congresso in tutte le categorie
un documento alternativo alla maggioranza di Epifani, ma anche all’esterno,
contro il padronato e i governi, nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche e negli
uffici.
Dicevo all’inizio del mio intervento che la crisi, come sempre, sarà fatta pagare ai lavoratori e alle masse popolari, nel contempo cercheranno di dividere i lavoratori del settore privato dai lavoratori pubblici. Ma lo smantellamento della pubblica amministrazione, la privatizzazione dei servizi sociali, della previdenza, della scuola, della sanità pubblica colpisce tutti i lavoratori. Il passaggio da utente a cliente significa che i servizi si pagano, e sono qualitativamente peggiori.
Lo stesso testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, la cui stesura è avvenuta dopo due stragi operaie in Piemonte e in Puglia, non rappresenta un freno agli infortuni e alle malattie professionali stante la permanenza delle condizioni oggettive e normative. Anzi lo stesso testo unico apre alla privatizzazione dei controlli.
Proprio per questo contro il padronato e contro i governi, le loro politiche economiche e sociali e le politiche di guerra, è necessario costruire una piattaforma sindacale di fase, unificante di tutto il lavoro salariato, dei precari, degli immigrati, dei pensionati, sul salario e contro la precarietà, per nuovi diritti e nuove tutele. Per questo è necessario superare ogni settarismo di organizzazione e costruire momenti di lotta unitaria con tutti i lavoratori e con i compagni del sindacalismo di base (Rdb-Cub, Cobas, Sdl, ecc). Anche perchè quando Cgil, Cisl e Uil nei fatti sostengono le politiche padronali e le privatizzazioni non possiamo limitare la nostra opposizione negli organismi della Cgil, ma portare l’opposizione all’esterno tra i lavoratori e le masse popolari.
Per concludere si tratta di porre le basi per un sindacato di lotta, conflittuale, la cui base sociale è rappresentata da quel milione di lavoratori che hanno votato contro l’accordo del 23 luglio 2007, quel 25% di metalmeccanici che hanno bocciato un accordo a perdere, ma queste forze devono essere organizzate: è questo il nostro compito nei prossimi mesi.
Dicevo all’inizio del mio intervento che la crisi, come sempre, sarà fatta pagare ai lavoratori e alle masse popolari, nel contempo cercheranno di dividere i lavoratori del settore privato dai lavoratori pubblici. Ma lo smantellamento della pubblica amministrazione, la privatizzazione dei servizi sociali, della previdenza, della scuola, della sanità pubblica colpisce tutti i lavoratori. Il passaggio da utente a cliente significa che i servizi si pagano, e sono qualitativamente peggiori.
Lo stesso testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, la cui stesura è avvenuta dopo due stragi operaie in Piemonte e in Puglia, non rappresenta un freno agli infortuni e alle malattie professionali stante la permanenza delle condizioni oggettive e normative. Anzi lo stesso testo unico apre alla privatizzazione dei controlli.
Proprio per questo contro il padronato e contro i governi, le loro politiche economiche e sociali e le politiche di guerra, è necessario costruire una piattaforma sindacale di fase, unificante di tutto il lavoro salariato, dei precari, degli immigrati, dei pensionati, sul salario e contro la precarietà, per nuovi diritti e nuove tutele. Per questo è necessario superare ogni settarismo di organizzazione e costruire momenti di lotta unitaria con tutti i lavoratori e con i compagni del sindacalismo di base (Rdb-Cub, Cobas, Sdl, ecc). Anche perchè quando Cgil, Cisl e Uil nei fatti sostengono le politiche padronali e le privatizzazioni non possiamo limitare la nostra opposizione negli organismi della Cgil, ma portare l’opposizione all’esterno tra i lavoratori e le masse popolari.
Per concludere si tratta di porre le basi per un sindacato di lotta, conflittuale, la cui base sociale è rappresentata da quel milione di lavoratori che hanno votato contro l’accordo del 23 luglio 2007, quel 25% di metalmeccanici che hanno bocciato un accordo a perdere, ma queste forze devono essere organizzate: è questo il nostro compito nei prossimi mesi.