UN 9 GIUGNO CONTRO IL GOVERNO
PRODI, GOVERNO DI GUERRA
Rilanciamo una strutturazione
capillare e democratica
del movimento contro la guerra
Proposta alle organizzazioni aderenti
al Comitato No War e a tutte le forze che partecipano al corteo del 9
giugno
1) LA VERA UNITA' DEL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA E' L'UNITA' CONTRO IL
GOVERNO DI GUERRA
La partecipata assemblea del 18 maggio alla Sapienza in preparazione del 9 giugno ha portato a una scelta importante. Superando nei fatti alcune ambiguità e incertezze del dibattito precedente si è positivamente scelto di non ascoltare i richiami "all'unità" con la sinistra di governo proposti in vari appelli (e poi sfociati nell'appello pubblicato su Manifesto e Liberazione della Rossanda, Fo, Giannini, ecc.).
La partecipata assemblea del 18 maggio alla Sapienza in preparazione del 9 giugno ha portato a una scelta importante. Superando nei fatti alcune ambiguità e incertezze del dibattito precedente si è positivamente scelto di non ascoltare i richiami "all'unità" con la sinistra di governo proposti in vari appelli (e poi sfociati nell'appello pubblicato su Manifesto e Liberazione della Rossanda, Fo, Giannini, ecc.).
Non si possono confondere le ragioni di chi
è coerentemente contro la guerra -e dunque si oppone alle concrete politiche di
guerra del governo Prodi- e le scelte di chi invece sostiene quel governo
guerrafondaio.
Manifestare il 9 giugno soltanto "contro Bush" e contro le guerre scatenate dagli Usa ignorando le guerre di Prodi sarebbe stata una scelta mortale per il movimento contro la guerra. Una scelta che non a caso compiono il Prc, il Pdci, la Sinistra Democratica di Mussi e tutte quelle forze politiche e sindacali che ambiscono a svolgere un ruolo di pacificatori del conflitto sociale per indebolire la risposta al pesantissimo attacco del governo. Sono quelle stesse forze che ignorano la richiesta di uno sciopero generale per difendere le pensioni che viene da Mirafiori e da tante fabbriche in cui sono iniziati gli scioperi spontanei. Le stesse forze che il 9 giugno promuovono una "piazza tematica" a Roma, che ha la funzione di un "salvagente" attorno al loro governo che ha aumentato le spese militari, sostiene la costruzione della base Dal Molin a Vicenza, gli F35 a Cameri, invia soldati in Libano, rinforza in truppe e in armi la missione in Afghanistan.
Con il corteo del 9 giugno invece rispondiamo di No alle sirene di questa falsa "unità". Non c'è unità possibile tra chi sostiene attivamente le politiche di di Prodi e i movimenti di lotta che si oppongono a quelle politiche. L'unità che davvero serve è l'unità dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, attorno a una piattaforma di opposizione alle guerre sociali e militari del governo.
2) PER UNA STRUTTURAZIONE DEMOCRATICA E CAPILLARE DEL MOVIMENTO
La manifestazione del 9 giugno, in occasione della visita di Bush, è una occasione per rilanciare il movimento contro la guerra, sviluppandolo, superandone l'attuale frammentazione, coordinando gli sforzi e le lotte che si stanno facendo in tante città.
L'estensione del movimento, lo sviluppo di un confronto al suo interno sulla natura della guerra, dei governi che la promuovono e su come si possa contrastare l'una e gli altri, richiedono -in preparazione del 9 giugno e dopo il 9 giugno- l'organizzazione di assemblee in tutte le città, la costituzione di comitati cittadini unitari contro la guerra e la strutturazione di un coordinamento nazionale democraticamente rappresentativo di tutte le realtà.
UNA PROPOSTA DI UNITA' NELLA CHIAREZZA
La proposta che avanziamo a tutte le forze che compongono l'attuale Comitato No War ma anche alle organizzazioni che non ne fanno parte e comunque parteciperanno alla manifestazione del 9 giugno si basa su questi due assi: continuare a difendere il senso reale della manifestazione del 9 giugno e dunque il suo carattere di opposizione al "governo di guerra" (come giustamente i comitati vicentini hanno definito Prodi qualche mese fa); e per continuare la battaglia, nell'unità e nella chiarezza, strutturare capillarmente, in ogni città, i comitati contro la guerra per dare poi vita a un coordinamento nazionale democraticamente definito e pluralista che prosegua la lotta dopo il 9 giugno.
Chiediamo a tutti coloro che, a prescindere dalle proprie posizioni complessive e dalle rispettive articolazioni, condividono questi due elementi basilari di contribuire a promuovere, dopo il 9 giugno, un'assemblea nazionale, preparata da assemblee locali, per un coerente sviluppo del movimento contro la guerra.
Manifestare il 9 giugno soltanto "contro Bush" e contro le guerre scatenate dagli Usa ignorando le guerre di Prodi sarebbe stata una scelta mortale per il movimento contro la guerra. Una scelta che non a caso compiono il Prc, il Pdci, la Sinistra Democratica di Mussi e tutte quelle forze politiche e sindacali che ambiscono a svolgere un ruolo di pacificatori del conflitto sociale per indebolire la risposta al pesantissimo attacco del governo. Sono quelle stesse forze che ignorano la richiesta di uno sciopero generale per difendere le pensioni che viene da Mirafiori e da tante fabbriche in cui sono iniziati gli scioperi spontanei. Le stesse forze che il 9 giugno promuovono una "piazza tematica" a Roma, che ha la funzione di un "salvagente" attorno al loro governo che ha aumentato le spese militari, sostiene la costruzione della base Dal Molin a Vicenza, gli F35 a Cameri, invia soldati in Libano, rinforza in truppe e in armi la missione in Afghanistan.
Con il corteo del 9 giugno invece rispondiamo di No alle sirene di questa falsa "unità". Non c'è unità possibile tra chi sostiene attivamente le politiche di di Prodi e i movimenti di lotta che si oppongono a quelle politiche. L'unità che davvero serve è l'unità dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, attorno a una piattaforma di opposizione alle guerre sociali e militari del governo.
2) PER UNA STRUTTURAZIONE DEMOCRATICA E CAPILLARE DEL MOVIMENTO
La manifestazione del 9 giugno, in occasione della visita di Bush, è una occasione per rilanciare il movimento contro la guerra, sviluppandolo, superandone l'attuale frammentazione, coordinando gli sforzi e le lotte che si stanno facendo in tante città.
L'estensione del movimento, lo sviluppo di un confronto al suo interno sulla natura della guerra, dei governi che la promuovono e su come si possa contrastare l'una e gli altri, richiedono -in preparazione del 9 giugno e dopo il 9 giugno- l'organizzazione di assemblee in tutte le città, la costituzione di comitati cittadini unitari contro la guerra e la strutturazione di un coordinamento nazionale democraticamente rappresentativo di tutte le realtà.
UNA PROPOSTA DI UNITA' NELLA CHIAREZZA
La proposta che avanziamo a tutte le forze che compongono l'attuale Comitato No War ma anche alle organizzazioni che non ne fanno parte e comunque parteciperanno alla manifestazione del 9 giugno si basa su questi due assi: continuare a difendere il senso reale della manifestazione del 9 giugno e dunque il suo carattere di opposizione al "governo di guerra" (come giustamente i comitati vicentini hanno definito Prodi qualche mese fa); e per continuare la battaglia, nell'unità e nella chiarezza, strutturare capillarmente, in ogni città, i comitati contro la guerra per dare poi vita a un coordinamento nazionale democraticamente definito e pluralista che prosegua la lotta dopo il 9 giugno.
Chiediamo a tutti coloro che, a prescindere dalle proprie posizioni complessive e dalle rispettive articolazioni, condividono questi due elementi basilari di contribuire a promuovere, dopo il 9 giugno, un'assemblea nazionale, preparata da assemblee locali, per un coerente sviluppo del movimento contro la guerra.
chi condivide e vuole sottoscrivere questa
proposta e discutere collettivamente i prossimi passaggi
può fare riferimento a:
tel.
3347780607