Sciopero
generale del 12 dicembre e
sciopero dei trasporti
La crisi la
paghino i padroni!
Il governo Renzi continua, e intensifica, il
suo attacco al mondo del lavoro. L’approvazione definitiva avvenuta in
Parlamento del Jobs Act è al momento il punto più alto di questo attacco a tutto
campo: si abolisce l’articolo 18 per i neo assunti, si sancisce la possibilità
del demansionamento a discrezione del padrone, si introduce la possibilità di
controllare a distanza i lavoratori. Tutto questo, se consideriamo anche
l’accordo sulla rappresentanza del 10 gennaio, impone un controllo sempre più
ferreo nei luoghi di lavoro e un aumento dello sfruttamento
capitalistico.
Tuttavia i piani di governo e padroni non stanno procedendo come loro desidererebbero. Questo autunno è stato caratterizzato da un aumento degli scioperi e delle manifestazioni contro le politiche di austerità e anti-operaie sostenute da Renzi e dalla Confindustria: sciopero della logistica del 16 ottobre (anche sciopero generale Cgil e Fiom in Emilia Romagna), sciopero di Usb del 24 ottobre, manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre, sciopero sociale del 14 Novembre, che si è saldato con lo sciopero indetto lo stesso giorno dalla Fiom per il Nord Italia (mentre per il Sud la Fiom ha scelto la data del 21 novembre). Per non contare i vari conflitti locali che si sono prodotti, il più importante dei quali è stato lo sciopero a oltranza proclamato dagli operai della Ast di Terni, e che ora si è concluso con un accordo truffa siglato anche dalla Fiom.
In questo quadro le burocrazie sindacali si vedono costrette ad alzare il tono della polemica, sia per evitare di essere scavalcate da un malcontento popolare sempre più montante, sia perché il rifiuto da parte del governo di riaprire una fase di concertazione, non lascia loro altra via.
Non si tratta però di una svolta da parte delle burocrazie. L’avere indetto lo sciopero generale a più di un mese dall’immensa manifestazione del 25 ottobre, e averlo fatto dopo che il Jobs Act è già stato approvato, dimostrano quanto ancora oggi le burocrazie dalla Cgil e della Fiom non vogliano assolutamente radicalizzare lo scontro di classe. I continui appelli lanciati al governo per non inasprire lo scontro dimostrano come la Camusso e Landini temano un’esplosione sociale che sfugga loro di mano.
Se queste sono le intenzioni delle burocrazie, di tutt’altro tipo è lo spirito col quale oggi milioni di lavoratori scendono in piazza. E’ lo spirito di chi non si rassegna, di chi non è più disposto ad accettare sacrifici, quando allo stesso tempo il sistema capitalistico dimostra tutta la sua corruzione e voracità. Lo scandalo di Mafia Capitale è l’emblema di un sistema, quello capitalistico e dei suoi politicanti, marcio fino al midollo.
Tuttavia i piani di governo e padroni non stanno procedendo come loro desidererebbero. Questo autunno è stato caratterizzato da un aumento degli scioperi e delle manifestazioni contro le politiche di austerità e anti-operaie sostenute da Renzi e dalla Confindustria: sciopero della logistica del 16 ottobre (anche sciopero generale Cgil e Fiom in Emilia Romagna), sciopero di Usb del 24 ottobre, manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre, sciopero sociale del 14 Novembre, che si è saldato con lo sciopero indetto lo stesso giorno dalla Fiom per il Nord Italia (mentre per il Sud la Fiom ha scelto la data del 21 novembre). Per non contare i vari conflitti locali che si sono prodotti, il più importante dei quali è stato lo sciopero a oltranza proclamato dagli operai della Ast di Terni, e che ora si è concluso con un accordo truffa siglato anche dalla Fiom.
In questo quadro le burocrazie sindacali si vedono costrette ad alzare il tono della polemica, sia per evitare di essere scavalcate da un malcontento popolare sempre più montante, sia perché il rifiuto da parte del governo di riaprire una fase di concertazione, non lascia loro altra via.
Non si tratta però di una svolta da parte delle burocrazie. L’avere indetto lo sciopero generale a più di un mese dall’immensa manifestazione del 25 ottobre, e averlo fatto dopo che il Jobs Act è già stato approvato, dimostrano quanto ancora oggi le burocrazie dalla Cgil e della Fiom non vogliano assolutamente radicalizzare lo scontro di classe. I continui appelli lanciati al governo per non inasprire lo scontro dimostrano come la Camusso e Landini temano un’esplosione sociale che sfugga loro di mano.
Se queste sono le intenzioni delle burocrazie, di tutt’altro tipo è lo spirito col quale oggi milioni di lavoratori scendono in piazza. E’ lo spirito di chi non si rassegna, di chi non è più disposto ad accettare sacrifici, quando allo stesso tempo il sistema capitalistico dimostra tutta la sua corruzione e voracità. Lo scandalo di Mafia Capitale è l’emblema di un sistema, quello capitalistico e dei suoi politicanti, marcio fino al midollo.
Lo sciopero del 12 dicembre indetto da Cgil
e Uil, al quale partecipano, con diverse modalità, Si.Cobas, Adl Cobas e
studenti, così come quello dei trasporti , indetto da Cub Trasporti, Cat e
Usb, possono e devono dare il via a una sollevazione generale dei lavoratori,
degli studenti, delle donne, degli immigrati, contro il governo dei padroni e
della Troika.
No all’austerità, per la cacciata del
governo Renzi, per una politica economica e sociale realmente dalla parte dei
lavoratori, queste sono le parole d’ordine che devono caratterizzare queste
giornate di mobilitazione.
La lotta deve continuare con un obiettivo
comune: la crisi la paghino i padroni!