Ricostituita la Rete 28 aprile in cgil
Resoconto dell'assemblea nazionale di Bologna del 10 novembre
di Massimiliano Dancelli (*)
Sabato 10 Novembre scorso si è svolta a Bologna l'assemblea dei delegati e quadri Fiom appartenenti alla rete 28 aprile, l'area sinistra di opposizione interna alla Cgil. L'assemblea è stata organizzata nell'intento di ricostituire un'area critica all'interno del sindacato, dopo aver riconosciuto il fallimento del tentativo di costituzione di una più ampia area programmatica di dissenso attorno alla seconda mozione congressuale “la Cgil che vogliamo”: in quell'occasione, infatti, la Rete 28 aprile, sull'onda dell'entusiasmo per la falsa opposizione della Fiom Landini alla linea della maggioranza, aveva deciso di rinunciare a molti cardini della propria battaglia. Ora l'estromissione di fatto, da parte del duo Airaudo-Landini, di Sergio Bellavita (dirigente della Rete) dalla segreteria nazionale della Fiom e la totale sottomissione di Landini alla linea sindacale della Camusso, con la recente svolta a destra di totale rinuncia alla conflittualità, hanno spinto i vertici della Rete verso la necessità di invertire la rotta rispetto a quell'esperienza e con i vertici dei metalmeccanici.
Nell'assemblea di Bologna si è deciso che la ricostituzione dell'area, a differenza del passato, deve partire dai luoghi di lavoro con delle assemblee in cui si chiederà ai lavoratori iscritti alla Cgil un'adesione formale alla Rete. Inoltre si è discussa una piattaforma che, almeno a parole, si presenta come radicale: difesa ad oltranza dell'art.18 anche al di là del referendum; richiamo alla lotta come unico mezzo efficace per le rivendicazioni dei lavoratori; necessità di dura critica alle politiche di Cgil-Fiom (arrivando quando necessario anche a momenti di rottura); unione di tutte le vertenze in corso fino ad arrivare ad un vero sciopero generale (a partire dal 14 novembre) da convocare assieme ai sindacati di base, con cui si può e si deve collaborare; necessità di nazionalizzare senza indennizzo quelle imprese che come la Fiat non intendono più garantire i posti di lavoro. Il partito di Alternativa comunista, che a Bologna era presente ed ha portato un suo contributo alla discussione, si augura che alle parole seguano i fatti nell'ambito di una reale coerenza, per il bene dei lavoratori che troppe volte hanno poi dovuto ricredersi davanti ai giochi politici e demagogici delle varie burocrazie e micro-burocrazie dei diversi sindacati.
(*) Dip. sindacale Pdac