"Un sindacato di
base:
ma solo nel
nome"
Intervista a
Fabiana Stefanoni
Nonostante
centinaia di firme, confermata l'espulsione da Usb
Un processo
farsa: ecco le prove!
a cura di Patrizia
Cammarata

Sono centinaia i compagni e la
compagne che si sono pronunciati contro l’espulsione da Usb di Fabiana
Stefanoni, nostra compagna di Alternativa Comunista, tra i protagonisti delle
lotte dei precari della scuola, coordinatrice nazionale dell’unica minoranza
organizzata all’interno di Usb (Unire le lotte – Area Classista Usb). Come è
possibile leggere sul sito www.sindacatodiclasse.org, centinaia
di attivisti, a livello nazionale e internazionale, hanno chiesto ai vertici di
Usb di ritirare il provvedimento di espulsione e di reintegrare Fabiana nel
sindacato. Tra loro, decine di attivisti e dirigenti di Usb, ma anche degli
altri sindacati di base (Cub, Si.Cobas, Cobas della scuola, ecc), della Fiom,
della sinistra Cgil. Sono anche arrivati tanti comunicati di solidarietà da
parte di strutture di lotta e di classe.
Ai firmatari dell’appello per il reintegro è parso evidente fin da subito il carattere pretestuoso di questa espulsione, che è servita ai vertici di Usb per eliminare una voce critica e per questo scomoda. Nel corso di questa intervista, vedremo come sia emersa, in queste ore, la prova definitiva che i motivi per cui Fabiana è stata espulsa sono in realtà un castello di falsità.
Ai firmatari dell’appello per il reintegro è parso evidente fin da subito il carattere pretestuoso di questa espulsione, che è servita ai vertici di Usb per eliminare una voce critica e per questo scomoda. Nel corso di questa intervista, vedremo come sia emersa, in queste ore, la prova definitiva che i motivi per cui Fabiana è stata espulsa sono in realtà un castello di falsità.
Il successo della campagna avrebbe
dovuto dimostrare all’Esecutivo nazionale di Usb che Fabiana è da tanti
riconosciuta per il suo impegno sindacale. Sappiamo che alcuni firmatari
dell’appello per il reintegro non condividono le posizioni politico-sindacali di
Unire le lotte: ma tutti hanno voluto dire che non si espelle da un sindacato,
tanto più da un sindacato che si autodefinisce conflittuale, una compagna che si
è sempre spesa per le lotte.
Qualche settimana fa, su questo sito, ci chiedevamo se i massimi dirigenti di Usb avrebbero saputo cogliere questa occasione per dimostrare che “Unione sindacale di base” non rappresenta solo un nome, ma anche una reale struttura di base: nella quale, cioè, la parola spetta prima di tutto ai lavoratori, agli attivisti del sindacato. Invece no: i vertici di Usb hanno voluto ribadire che solo loro possono decidere chi può stare e chi no nel sindacato. In questo modo hanno dimostrato che non è vero, purtroppo, quello che è stato detto ai tanti che hanno creduto in questo progetto: non è vero, cioè, che il processo di costruzione di Usb è un “processo aperto”. Usb, per volontà dei vertici, deve restare uno strumento nelle mani di un piccolo gruppo dirigente: chi non ne segue la linea, chi vuole portare un contributo o una posizione diversa, deve sapere che rischia l’espulsione. La vicenda grave e paradossale dell’espulsione di Fabiana Stefanoni segna una macchia indelebile nel sindacalismo di base: chi ha taciuto fino ad oggi, noi crediamo, non può continuare a far finta di nulla.
Qualche settimana fa, su questo sito, ci chiedevamo se i massimi dirigenti di Usb avrebbero saputo cogliere questa occasione per dimostrare che “Unione sindacale di base” non rappresenta solo un nome, ma anche una reale struttura di base: nella quale, cioè, la parola spetta prima di tutto ai lavoratori, agli attivisti del sindacato. Invece no: i vertici di Usb hanno voluto ribadire che solo loro possono decidere chi può stare e chi no nel sindacato. In questo modo hanno dimostrato che non è vero, purtroppo, quello che è stato detto ai tanti che hanno creduto in questo progetto: non è vero, cioè, che il processo di costruzione di Usb è un “processo aperto”. Usb, per volontà dei vertici, deve restare uno strumento nelle mani di un piccolo gruppo dirigente: chi non ne segue la linea, chi vuole portare un contributo o una posizione diversa, deve sapere che rischia l’espulsione. La vicenda grave e paradossale dell’espulsione di Fabiana Stefanoni segna una macchia indelebile nel sindacalismo di base: chi ha taciuto fino ad oggi, noi crediamo, non può continuare a far finta di nulla.
Fabiana, dunque il tuo ricorso contro il provvedimento di
espulsione è stato respinto dalla Commissione nazionale di garanzia di Usb,
l’ultima istanza di giudizio nel sindacato. Ci racconti come è
andata?
E’ andata nel peggiore dei modi, direi. Alla fine sono stata giudicata in contumacia: la cosiddetta Commissione di garanzia nazionale di Usb si è persino rifiutata di concordare una data per l’audizione. Mi è arrivata una prima convocazione per un’audizione il 29 luglio, ma in quei giorni sarei stata impossibilitata a partecipare. Ho quindi mandato a mia volta un telegramma chiedendo di essere contattata telefonicamente per concordare un’altra data. Anziché ricevere telefonate, ho ricevuto un altro telegramma in cui, beffardamente, si diceva che la mia richiesta veniva “accolta” e per questo... fissavano senza consultarmi una nuova data, il 9 settembre. Ho quindi comunicato (sempre per telegramma, dato che hanno voluto comunicare in questo modo, cosa assai dispendiosa per una precaria della scuola in disoccupazione: pensa che a Modena l’assegno di disoccupazione a noi precari della scuola è arrivato solo a fine agosto) la mia impossibilità per quella data, poiché mi è stata fissata in quel giorno una visita medica importante, e ho proposto altre due date. Ma le mie richieste sono state ignorate e la riunione della Commissione di garanzia si è svolta nella data da loro decisa, senza di me, alla presenza invece di due rappresentanti dell’organismo che mi ha espulsa, cioè il Coordinamento regionale Usb dell’Emilia Romagna Pubblico impiego. Insomma, una cosa degna del Processo di Kafka...
E’ andata nel peggiore dei modi, direi. Alla fine sono stata giudicata in contumacia: la cosiddetta Commissione di garanzia nazionale di Usb si è persino rifiutata di concordare una data per l’audizione. Mi è arrivata una prima convocazione per un’audizione il 29 luglio, ma in quei giorni sarei stata impossibilitata a partecipare. Ho quindi mandato a mia volta un telegramma chiedendo di essere contattata telefonicamente per concordare un’altra data. Anziché ricevere telefonate, ho ricevuto un altro telegramma in cui, beffardamente, si diceva che la mia richiesta veniva “accolta” e per questo... fissavano senza consultarmi una nuova data, il 9 settembre. Ho quindi comunicato (sempre per telegramma, dato che hanno voluto comunicare in questo modo, cosa assai dispendiosa per una precaria della scuola in disoccupazione: pensa che a Modena l’assegno di disoccupazione a noi precari della scuola è arrivato solo a fine agosto) la mia impossibilità per quella data, poiché mi è stata fissata in quel giorno una visita medica importante, e ho proposto altre due date. Ma le mie richieste sono state ignorate e la riunione della Commissione di garanzia si è svolta nella data da loro decisa, senza di me, alla presenza invece di due rappresentanti dell’organismo che mi ha espulsa, cioè il Coordinamento regionale Usb dell’Emilia Romagna Pubblico impiego. Insomma, una cosa degna del Processo di Kafka...
E
la Commissione come ha giustificato la conferma della tua
espulsione?
Dal testo che hanno prodotto per giustificare la mia espulsione ho capito quanta “garanzia” ci fosse in quella commissione. Il testo è pieno di falsità, degne dei processi stalinisti di Mosca degli anni Trenta. Figurati che considerano un’aggravante il fatto che non mi sono presentata alla riunione del 9 settembre! Un diritto che mi è stato negato è diventata una colpa. Scrivono che il motivo principale per cui sono stata espulsa è l’aver mandato un comunicato stampa col simbolo Usb, mentre non ho mai mandato alcun comunicato stampa, ma solo una mail ad alcuni colleghi e compagni, senza il simbolo di Usb: questo l’ho più volte ribadito nel ricorso.
Dal testo che hanno prodotto per giustificare la mia espulsione ho capito quanta “garanzia” ci fosse in quella commissione. Il testo è pieno di falsità, degne dei processi stalinisti di Mosca degli anni Trenta. Figurati che considerano un’aggravante il fatto che non mi sono presentata alla riunione del 9 settembre! Un diritto che mi è stato negato è diventata una colpa. Scrivono che il motivo principale per cui sono stata espulsa è l’aver mandato un comunicato stampa col simbolo Usb, mentre non ho mai mandato alcun comunicato stampa, ma solo una mail ad alcuni colleghi e compagni, senza il simbolo di Usb: questo l’ho più volte ribadito nel ricorso.
Tra
un po’ ci soffermeremo proprio su questo punto: in queste ore è emersa una prova
definitiva che dimostra proprio che quello che la Commissione di garanzia di Usb
ritiene essere il motivo principale della tua espulsione – cioè l’aver mandato
un comunicato stampa col simbolo Usb – in realtà non esiste. Ma procediamo con
ordine. Di cosa altro sei accusata dalla Commissione di
garanzia?
Nel testo si dice che avrei ricevuto una raccomandata con invito a rettificare il contenuto della mail (e che era stata pubblicata su un sito, Scuola Magazine): peccato che non specifichino che la raccomandata l’ho ricevuto dopo essere stata espulsa, quando avevo già mandato una mail al sito stesso per chiedere di rimuovere quel testo, essendo oggetto di contenzioso con il mio sindacato. Prima dell’espulsione non ho avuto nessuna raccomandata, e nemmeno una telefonata! Non sapevo nemmeno che un sito avesse pubblicato la mia mail. Mi chiedo: ma si può arrivare a questi livelli? Raccontare falsità per eliminare una compagna ritenuta “scomoda”? Questa è diffamazione della peggior specie: dai padroni me lo potrei aspettare, non dai dirigenti di un sindacato che si dice “di base”.
Ma qui mi fermo. Ogni riga del testo della Commissione nazionale di garanzia contiene un paio di bugie; le bugie di una riga contraddicono le bugie della riga precedente; tutto il testo della Commissione è in contraddizione col testo originale dell’espulsione. Se volessimo qui addentrarci in questo dedalo di bugie, l’intervista non finirebbe più. Ma sarebbe del tutto inutile, perché anche chi non ha letto questi testi ha capito benissimo che sono stata espulsa perché coordinatrice di una minoranza interna che l’Esecutivo sta cercando di eliminare da Usb.
Nel testo si dice che avrei ricevuto una raccomandata con invito a rettificare il contenuto della mail (e che era stata pubblicata su un sito, Scuola Magazine): peccato che non specifichino che la raccomandata l’ho ricevuto dopo essere stata espulsa, quando avevo già mandato una mail al sito stesso per chiedere di rimuovere quel testo, essendo oggetto di contenzioso con il mio sindacato. Prima dell’espulsione non ho avuto nessuna raccomandata, e nemmeno una telefonata! Non sapevo nemmeno che un sito avesse pubblicato la mia mail. Mi chiedo: ma si può arrivare a questi livelli? Raccontare falsità per eliminare una compagna ritenuta “scomoda”? Questa è diffamazione della peggior specie: dai padroni me lo potrei aspettare, non dai dirigenti di un sindacato che si dice “di base”.
Ma qui mi fermo. Ogni riga del testo della Commissione nazionale di garanzia contiene un paio di bugie; le bugie di una riga contraddicono le bugie della riga precedente; tutto il testo della Commissione è in contraddizione col testo originale dell’espulsione. Se volessimo qui addentrarci in questo dedalo di bugie, l’intervista non finirebbe più. Ma sarebbe del tutto inutile, perché anche chi non ha letto questi testi ha capito benissimo che sono stata espulsa perché coordinatrice di una minoranza interna che l’Esecutivo sta cercando di eliminare da Usb.
Cosa rispondi a quelli che dicono che non si può sapere come sono
andate veramente le cose, poiché ci due versioni dei fatti, la tua e la
loro?
Rispondo che noi non abbiamo nulla da nascondere: infatti abbiamo pubblicato sul sito di Unire le lotte (www.sindacatodiclasse.org) tutta la documentazione. Sfido invece i dirigenti di Usb a pubblicare una qualsiasi prova delle accuse che mi sono state fatte. Pensa che nel testo finale della Commissione di garanzia c’è scritto che il dirigente che ha voluto la mia espulsione, Massimo Betti, mi avrebbe proposto un “incontro chiarificatore” da me rifiutato. Bene, sai quale incontro mi ha proposto Betti? Mi ha chiesto, dopo avermi espulsa, un incontro per parlare delle “questioni penali” a mio carico. Mi sono, ovviamente, rifiutata di accettare un incontro del genere: io di questioni penali parlo solo nelle questure o nei tribunali, se ci sono trascinata dal nemico di classe. Non avrei mai immaginato di essere minacciata di denuncia penale dal mio sindacato. E’ una cosa veramente disgustosa.
Rispondo che noi non abbiamo nulla da nascondere: infatti abbiamo pubblicato sul sito di Unire le lotte (www.sindacatodiclasse.org) tutta la documentazione. Sfido invece i dirigenti di Usb a pubblicare una qualsiasi prova delle accuse che mi sono state fatte. Pensa che nel testo finale della Commissione di garanzia c’è scritto che il dirigente che ha voluto la mia espulsione, Massimo Betti, mi avrebbe proposto un “incontro chiarificatore” da me rifiutato. Bene, sai quale incontro mi ha proposto Betti? Mi ha chiesto, dopo avermi espulsa, un incontro per parlare delle “questioni penali” a mio carico. Mi sono, ovviamente, rifiutata di accettare un incontro del genere: io di questioni penali parlo solo nelle questure o nei tribunali, se ci sono trascinata dal nemico di classe. Non avrei mai immaginato di essere minacciata di denuncia penale dal mio sindacato. E’ una cosa veramente disgustosa.
Ma
cosa c’era scritto di tanto grave in quella mail?
Abbiamo pubblicato anche quella sul sito www.sindacatodiclasse.org. Era una mail in cui criticavo un sindacato della scuola per aver ospitato a Modena un deputato della Lega Nord, fomentando in questo modo la guerra tra precari del sud e precari del nord. Nella mail dichiaravo di aver aderito allo sciopero dei lavoratori immigrati indetto dal Comitato immigrati in Italia: adesione che è stata stigmatizzata nel provvedimento di espulsione.
Infine invitavo a versare il 5 per mille per una Onlus antirazzista, di cui avevamo deciso insieme a tutti gli altri (pochissimi purtroppo) attivisti di Usb di Modena di sostenere l’apertura di una sede, per progetti di alfabetizzazione degli immigrati e in cui ospitare anche le riunioni dei sindacati di base (Usb a Modena non ha sedi). Una decisione tra l’altro che è stata presa alla presenza di un membro del Coordinamento regionale Usb P.I., cioè di un membro dell’organismo che mi ha espulsa... I massimi dirigenti di Usb nelle telefonate agli iscritti lasciano intendere che avrei fatto una cosa “gravissima”, affermano che la mia richiesta di donare il 5 per mille alla Onlus antirazzista avrebbe in qualche modo danneggiato il sindacato e che avrei usato il nome di Usb per avvantaggiare me e il Pdac (che collabora con questa Onlus in modo del tutto trasparente e pubblico, essendo noto che il Pdac considera la battaglia antirazzista fondamentale). Le loro accuse sono evidentemente pretestuose, tanto è vero che su molti siti di strutture di Usb e nei Caf di Usb si invita a donare il 5 per mille a una Onlus, come ho fatto io. Ma soprattutto: se qualcuno dei colleghi e compagni a cui ho indirizzato la mail avesse deciso di donare il suo 5 per mille alla Onlus antirazzista, non lo avrebbero fatto sicuramente perché mi sono pronunciata come attivista dell’Usb. Usb a Modena è sconosciuto, anzi, purtroppo di fatto non esiste. Ma ammettiamo anche che tutti quelli a cui ho mandato la mail avessero deciso di donare il loro 5 per mille alla Onlus e che la Onlus ci avesse ricavato qualche decina di euro (di questo stiamo parlando): dove starebbe lo scandalo? E, comunque, quale danno ne avrebbe avuto Usb al punto di minacciarmi di “denuncia penale”?
Ma ognuno può valutare da sé leggendo gli atti di questa vicenda sul sito di Unire le lotte. Ai tanti firmatari dell’appello il carattere pretestuoso di questa espulsione è comunque saltato subito agli occhi, al di là dei dettagli su cui qui mi sto dilungando solo per dimostrare che il processo contro di me è basato su un cumulo di bugie.
Abbiamo pubblicato anche quella sul sito www.sindacatodiclasse.org. Era una mail in cui criticavo un sindacato della scuola per aver ospitato a Modena un deputato della Lega Nord, fomentando in questo modo la guerra tra precari del sud e precari del nord. Nella mail dichiaravo di aver aderito allo sciopero dei lavoratori immigrati indetto dal Comitato immigrati in Italia: adesione che è stata stigmatizzata nel provvedimento di espulsione.
Infine invitavo a versare il 5 per mille per una Onlus antirazzista, di cui avevamo deciso insieme a tutti gli altri (pochissimi purtroppo) attivisti di Usb di Modena di sostenere l’apertura di una sede, per progetti di alfabetizzazione degli immigrati e in cui ospitare anche le riunioni dei sindacati di base (Usb a Modena non ha sedi). Una decisione tra l’altro che è stata presa alla presenza di un membro del Coordinamento regionale Usb P.I., cioè di un membro dell’organismo che mi ha espulsa... I massimi dirigenti di Usb nelle telefonate agli iscritti lasciano intendere che avrei fatto una cosa “gravissima”, affermano che la mia richiesta di donare il 5 per mille alla Onlus antirazzista avrebbe in qualche modo danneggiato il sindacato e che avrei usato il nome di Usb per avvantaggiare me e il Pdac (che collabora con questa Onlus in modo del tutto trasparente e pubblico, essendo noto che il Pdac considera la battaglia antirazzista fondamentale). Le loro accuse sono evidentemente pretestuose, tanto è vero che su molti siti di strutture di Usb e nei Caf di Usb si invita a donare il 5 per mille a una Onlus, come ho fatto io. Ma soprattutto: se qualcuno dei colleghi e compagni a cui ho indirizzato la mail avesse deciso di donare il suo 5 per mille alla Onlus antirazzista, non lo avrebbero fatto sicuramente perché mi sono pronunciata come attivista dell’Usb. Usb a Modena è sconosciuto, anzi, purtroppo di fatto non esiste. Ma ammettiamo anche che tutti quelli a cui ho mandato la mail avessero deciso di donare il loro 5 per mille alla Onlus e che la Onlus ci avesse ricavato qualche decina di euro (di questo stiamo parlando): dove starebbe lo scandalo? E, comunque, quale danno ne avrebbe avuto Usb al punto di minacciarmi di “denuncia penale”?
Ma ognuno può valutare da sé leggendo gli atti di questa vicenda sul sito di Unire le lotte. Ai tanti firmatari dell’appello il carattere pretestuoso di questa espulsione è comunque saltato subito agli occhi, al di là dei dettagli su cui qui mi sto dilungando solo per dimostrare che il processo contro di me è basato su un cumulo di bugie.
E’
significativo che la prima espulsione della storia di Usb sia a danno di una
compagna che si è sempre spesa per le lotte. Tu tra l’altro in Emilia Romagna
sei stata tra i protagonisti delle lotte dei precari della scuola, coordinando
due anni fa il combattivo Coordinamento Precari della Scuola di Modena.
Veramente viene da chiedersi se a nessuno dei dirigenti di Usb dell’Emilia
Romagna che hanno sottoscritto la tua espulsione sia venuto qualche dubbio!
Anche se non avessi coordinato alcun comitato di lotta, sarebbe stato comunque grave privare di copertura sindacale una precaria della scuola. Sono tantissime le angherie che subiamo nei luoghi di lavoro da parte dei dirigenti: figurati che quest’anno, avendo avuto, a causa dei tagli, un peggioramento delle condizioni di lavoro e una riduzione dell’orario, in una scuola dove insegnavo l’anno scorso si sono rifiutati di farmi completare l’orario: guarda caso nella stessa scuola in cui mi sono scontrata con la dirigenza per aver appoggiato l’occupazione della scuola da parte degli studenti. E’ difficile per tutti i precari far valere i propri diritti, tanto più per quelli di noi che, come me, si sono esposti in prima persona in battaglie sindacali. Ma sai qual è un’altra cosa che rende grave questa vicenda? Il fatto che, in Emilia Romagna, mentre io vengo espulsa, passa in sordina una vicenda grave come quella di Parma, dove una sindacalista di Usb ha favorito il licenziamento di un suo collega della Cub (si veda la denuncia della Cub trasporti sul sito http://www.cub.it/article/?c=&id=7562). Probabilmente la sindacalista Usb di Parma, che denuncia un sindacalista della Cub, è in linea con il Coordinamento regionale Usb P.I. dell’Emilia Romagna, mentre la sottoscritta, che proclama la sua adesione allo sciopero degli immigrati, della Cub e del Si.Cobas invece no. Credo che la cosa si commenti da sola.
Anche se non avessi coordinato alcun comitato di lotta, sarebbe stato comunque grave privare di copertura sindacale una precaria della scuola. Sono tantissime le angherie che subiamo nei luoghi di lavoro da parte dei dirigenti: figurati che quest’anno, avendo avuto, a causa dei tagli, un peggioramento delle condizioni di lavoro e una riduzione dell’orario, in una scuola dove insegnavo l’anno scorso si sono rifiutati di farmi completare l’orario: guarda caso nella stessa scuola in cui mi sono scontrata con la dirigenza per aver appoggiato l’occupazione della scuola da parte degli studenti. E’ difficile per tutti i precari far valere i propri diritti, tanto più per quelli di noi che, come me, si sono esposti in prima persona in battaglie sindacali. Ma sai qual è un’altra cosa che rende grave questa vicenda? Il fatto che, in Emilia Romagna, mentre io vengo espulsa, passa in sordina una vicenda grave come quella di Parma, dove una sindacalista di Usb ha favorito il licenziamento di un suo collega della Cub (si veda la denuncia della Cub trasporti sul sito http://www.cub.it/article/?c=&id=7562). Probabilmente la sindacalista Usb di Parma, che denuncia un sindacalista della Cub, è in linea con il Coordinamento regionale Usb P.I. dell’Emilia Romagna, mentre la sottoscritta, che proclama la sua adesione allo sciopero degli immigrati, della Cub e del Si.Cobas invece no. Credo che la cosa si commenti da sola.
Per
fortuna, oltre a queste misere vicende, hai avuto anche la soddisfazione di
tante attestazioni di solidarietà. Che bilancio fai della campagna che Unire le
lotte ha promosso contro la tua espulsione?
Faccio un bilancio assolutamente positivo. Ho ricevuto la solidarietà da tanti protagonisti delle lotte, attivisti sindacali, strutture di classe e antagoniste, comitati di lotta. Hanno chiesto il ritiro della mia espulsione anche dirigenti di sindacati di base di altri Paesi: penso ai dirigenti di Conlutas, il più grande sindacato dell’America Latina, o dei Co.bas di Spagna, i dirigenti delle lotte dei minatori del Perù, ecc. L’assemblea dei metalmeccanici di São José dos Campos (il principale polo industriale del Brasile) ha votato un ordine del giorno per chiedere il ritiro della mia espulsione. Sono tanti anche gli attivisti di Usb che hanno chiesto il ritiro del provvedimento: nessuno mi ha fatto mancare, fino alla fine, il suo sostegno, nonostante le tante pressioni subite.
Faccio un bilancio assolutamente positivo. Ho ricevuto la solidarietà da tanti protagonisti delle lotte, attivisti sindacali, strutture di classe e antagoniste, comitati di lotta. Hanno chiesto il ritiro della mia espulsione anche dirigenti di sindacati di base di altri Paesi: penso ai dirigenti di Conlutas, il più grande sindacato dell’America Latina, o dei Co.bas di Spagna, i dirigenti delle lotte dei minatori del Perù, ecc. L’assemblea dei metalmeccanici di São José dos Campos (il principale polo industriale del Brasile) ha votato un ordine del giorno per chiedere il ritiro della mia espulsione. Sono tanti anche gli attivisti di Usb che hanno chiesto il ritiro del provvedimento: nessuno mi ha fatto mancare, fino alla fine, il suo sostegno, nonostante le tante pressioni subite.
I
massimi organismi di Usb sono di fatto controllati dalla Rete dei Comunisti,
un’organizzazione politica neostalinista (e sostenitrice di Gheddafi) di
cui la maggioranza dei membri dell’Esecutivo nazionale fa parte, a partire dal
portavoce, Pierpaolo Leonardi. Anche Massimo Betti, ciò colui che ti ha espulsa,
fa parte della Rete dei Comunisti?
Sì, è risaputo.
Sì, è risaputo.
Ma
che posizione hanno preso nei confronti della tua espulsione le altre “anime
politiche” presenti in Usb?
Come Unire le lotte – Area Classista Usb ha specificato fin dall’inizio, noi abbiamo chiesto sostegno alla campagna per il ritiro dell’espulsione indipendentemente dalla condivisione o meno delle nostre posizioni politico-sindacali. Ho apprezzato il fatto che un’area politicamente molto lontana da me – quella dei centri sociali del Nord Est – e con cui come Unire le lotte non abbiamo mai mancato di polemizzare abbia tuttavia preso una posizione netta contro l’espulsione. Hanno avviato anche loro una raccolta firme nel sindacato, su un testo che, tra le altre cose, chiedeva il ritiro del provvedimento di espulsione. Ma anche la loro richiesta è stata cestinata, esattamente come il nostro appello.
Rispetto poi alle altre “anime” presenti in Usb, mi ha negativamente stupito il fatto che, al di là del sostegno dato al nostro appello da alcuni singoli iscritti, i militanti di Sinistra Critica e di Pcl presenti in Usb (alcuni di loro ricoprono incarichi dirigenti nel sindacato) si sono subordinati in silenzio alle decisioni dei vertici di Usb (ovverossia della Rete dei Comunisti). Peraltro, com’è noto, l’appello contro la mia espulsione non implicava la condivisione delle posizioni da noi sostenute in Usb. Comunque, anche laddove non avessero voluto firmare l’appello, avrebbero almeno potuto prendere una posizione contro l’espulsione, a difesa della democrazia interna. Invece niente. Hanno preferito tacere, avallando questo processo stalinista che ho subito. Non è forse opportunismo? E’ chiaro che schierarsi contro l’espulsione significava mettersi contro l’Esecutivo nazionale di Usb, rinunciando a posizioni di comodo nel sindacato. Questa vicenda è almeno servita a smascherare chi la democrazia sindacale la rivendica solo a parole e a dimostrare invece chi ha il coraggio di metterci la faccia.
Come Unire le lotte – Area Classista Usb ha specificato fin dall’inizio, noi abbiamo chiesto sostegno alla campagna per il ritiro dell’espulsione indipendentemente dalla condivisione o meno delle nostre posizioni politico-sindacali. Ho apprezzato il fatto che un’area politicamente molto lontana da me – quella dei centri sociali del Nord Est – e con cui come Unire le lotte non abbiamo mai mancato di polemizzare abbia tuttavia preso una posizione netta contro l’espulsione. Hanno avviato anche loro una raccolta firme nel sindacato, su un testo che, tra le altre cose, chiedeva il ritiro del provvedimento di espulsione. Ma anche la loro richiesta è stata cestinata, esattamente come il nostro appello.
Rispetto poi alle altre “anime” presenti in Usb, mi ha negativamente stupito il fatto che, al di là del sostegno dato al nostro appello da alcuni singoli iscritti, i militanti di Sinistra Critica e di Pcl presenti in Usb (alcuni di loro ricoprono incarichi dirigenti nel sindacato) si sono subordinati in silenzio alle decisioni dei vertici di Usb (ovverossia della Rete dei Comunisti). Peraltro, com’è noto, l’appello contro la mia espulsione non implicava la condivisione delle posizioni da noi sostenute in Usb. Comunque, anche laddove non avessero voluto firmare l’appello, avrebbero almeno potuto prendere una posizione contro l’espulsione, a difesa della democrazia interna. Invece niente. Hanno preferito tacere, avallando questo processo stalinista che ho subito. Non è forse opportunismo? E’ chiaro che schierarsi contro l’espulsione significava mettersi contro l’Esecutivo nazionale di Usb, rinunciando a posizioni di comodo nel sindacato. Questa vicenda è almeno servita a smascherare chi la democrazia sindacale la rivendica solo a parole e a dimostrare invece chi ha il coraggio di metterci la faccia.
Ma
veniamo a quello di cui parlavamo all’inizio. In queste ore è emersa la prova
definitiva del carattere pretestuoso della tua espulsione da Usb. Spiegaci di
cosa si tratta.
Come è possibile leggere sui documenti di questa surreale vicenda che abbbiamo integralmente pubblicato sul sito di Unire le lotte, inizialmente sono stata espulsa per aver dichiarato l’adesione degli attivisti di Usb Scuola di Modena allo sciopero dei lavoratori immigrati del 15 aprile (sciopero indetto dal Comitato Immigrati in Italia e da altri sindacati di base, ma non da Usb) e per aver mandato un “comunicato” non autorizzato. Sia nel ricorso, sia nella precedente audizione della prima Commissione di garanzia (l’unica che mi ha ascoltata, dato che l’ultima si è rifiutata di concordare una data per ricevermi) ho spiegato e dimostrato che non ho mai mandato comunicati stampa, ma solo una mail a un numero limitato di colleghi e compagni. La Commissione di garanzia, ultima istanza di giudizio nel sindacato, ha in parte ridimensionato gli altri capi di accusa, specificando che il motivo principale per cui confermavano la mia espulsione è il fatto che avrei mandato un comunicato stampa col simbolo di Usb. A loro avviso, la prova definitiva era la pubblicazione su un sito della scuola, Scuola Magazine, della mia mail con accanto il simbolo di Usb e la dicitura “comunicato stampa”. Ho più volte spiegato che si era trattata di una libera iniziativa del sito stesso, ma niente, le mie parole sono cadute nel vuoto. Bene, in queste ore il gestore del sito Scuola Magazine, avendo saputo di essere stato “causa” della mia espulsione, ha diramato una precisazione in cui spiega che è stata appunto una loro iniziativa aver pubblicato il testo della mia mail con accanto il simbolo di Usb e la dicitura “comunicato stampa”. Anche questo abbiamo pubblicato in queste ore sul sito www.sindacatodiclasse.org. Ma, evidentemente, la Commissione di garanzia non ha ritenuto di doversi informare presso il gestore di Scuola Magazine... era troppo urgente espellermi dal sindacato.
Come è possibile leggere sui documenti di questa surreale vicenda che abbbiamo integralmente pubblicato sul sito di Unire le lotte, inizialmente sono stata espulsa per aver dichiarato l’adesione degli attivisti di Usb Scuola di Modena allo sciopero dei lavoratori immigrati del 15 aprile (sciopero indetto dal Comitato Immigrati in Italia e da altri sindacati di base, ma non da Usb) e per aver mandato un “comunicato” non autorizzato. Sia nel ricorso, sia nella precedente audizione della prima Commissione di garanzia (l’unica che mi ha ascoltata, dato che l’ultima si è rifiutata di concordare una data per ricevermi) ho spiegato e dimostrato che non ho mai mandato comunicati stampa, ma solo una mail a un numero limitato di colleghi e compagni. La Commissione di garanzia, ultima istanza di giudizio nel sindacato, ha in parte ridimensionato gli altri capi di accusa, specificando che il motivo principale per cui confermavano la mia espulsione è il fatto che avrei mandato un comunicato stampa col simbolo di Usb. A loro avviso, la prova definitiva era la pubblicazione su un sito della scuola, Scuola Magazine, della mia mail con accanto il simbolo di Usb e la dicitura “comunicato stampa”. Ho più volte spiegato che si era trattata di una libera iniziativa del sito stesso, ma niente, le mie parole sono cadute nel vuoto. Bene, in queste ore il gestore del sito Scuola Magazine, avendo saputo di essere stato “causa” della mia espulsione, ha diramato una precisazione in cui spiega che è stata appunto una loro iniziativa aver pubblicato il testo della mia mail con accanto il simbolo di Usb e la dicitura “comunicato stampa”. Anche questo abbiamo pubblicato in queste ore sul sito www.sindacatodiclasse.org. Ma, evidentemente, la Commissione di garanzia non ha ritenuto di doversi informare presso il gestore di Scuola Magazine... era troppo urgente espellermi dal sindacato.
Incredibile! Sei stata espulsa per aver mandato un comunicato
stampa con il simbolo di Usb, mentre c’è la prova inconfutabile che non hai
mandato alcune comunicato stampa con il simbolo Usb!
Proprio così. Ma la verità, come ho detto più volte, è che se non avessero trovato questo pretesto, ne avrebbero cercato un altro.
Proprio così. Ma la verità, come ho detto più volte, è che se non avessero trovato questo pretesto, ne avrebbero cercato un altro.
E
adesso che l’espulsione è stata confermata cosa pensi di fare?
L’espulsione non riguarda solo me, in quanto è un tentativo di colpire tutta l’area Unire le lotte. Per questo le mie decisioni future non saranno meramente individuali: decideremo insieme, con gli altri compagni dell’area e in un’assemblea nazionale, il da farsi. In queste prossime settimane, accanto alle scadenze di lotta a cui parteciperemo (come quella del 15 ottobre), organizzeremo assemblee locali aperte a tutti coloro che hanno sostenuto la campagna contro l’espulsione. Ma una cosa è certa: questa espulsione getta una macchia indelebile sulla storia del sindacalismo di base. Chi ha taciuto fino ad ora, facendo finta di nulla, non può continuare a stare zitto. Se si crede che dal sindacalismo di base possa e debba nascere un modo di fare sindacato diverso da quello dei sindacati concertativi, bisogna esprimersi su quanto è avvenuto. Da parte nostra, non rinunceremo a una battaglia per noi imprescindibile: quella che coniuga la democrazia nel sindacato con la necessità di costruire quel sindacato di classe radicato tra i lavoratori che ancora manca nel nostro Paese.
L’espulsione non riguarda solo me, in quanto è un tentativo di colpire tutta l’area Unire le lotte. Per questo le mie decisioni future non saranno meramente individuali: decideremo insieme, con gli altri compagni dell’area e in un’assemblea nazionale, il da farsi. In queste prossime settimane, accanto alle scadenze di lotta a cui parteciperemo (come quella del 15 ottobre), organizzeremo assemblee locali aperte a tutti coloro che hanno sostenuto la campagna contro l’espulsione. Ma una cosa è certa: questa espulsione getta una macchia indelebile sulla storia del sindacalismo di base. Chi ha taciuto fino ad ora, facendo finta di nulla, non può continuare a stare zitto. Se si crede che dal sindacalismo di base possa e debba nascere un modo di fare sindacato diverso da quello dei sindacati concertativi, bisogna esprimersi su quanto è avvenuto. Da parte nostra, non rinunceremo a una battaglia per noi imprescindibile: quella che coniuga la democrazia nel sindacato con la necessità di costruire quel sindacato di classe radicato tra i lavoratori che ancora manca nel nostro Paese.