Pomigliano: solo con la lotta
possiamo piegare
Fiat e Confindustria
E ora sciopero
prolungato
fino all'occupazione
degli stabilimenti!
Il 12 gennaio di
quest'anno, da Detroit,
Sergio Marchionne dichiarava fiero ai giornalisti: “Abbiamo preso
l'impegno
di portare la Panda da Tichy, in Polonia, a Pomigliano; se ci sono le
condizioni
per ottenere la flessibilità. E' un grande impegno che, razionalmente,
dal punto
di vista economico, non farebbe nessuno”.
di Davide Margiotta
(*)

E perchè mai allora
l'Amministratore delegato della Fiat sposterebbe la produzione della Panda da
uno stabilimento considerato la punta di diamante del gruppo a Pomigliano, con
un investimento di 700 milioni di euro? Escludendo chi crede all'esistenza di
Babbo Natale, nessun essere vivente pensante potrebbe credere a un investimento
del genere fatto per amore del prossimo. Soprattutto visto che stiamo parlando
di colui che alla Crysler, col medesimo ricatto di chiudere baracca e burattini
se i propri piani non fossero stati accettati dai lavoratori, incassò pochi mesi
fa l'accordo-capestro che prevedeva tra le altre cose il divieto di sciopero
fino al 2015, il congelamento del salario - che per i nuovi assunti è pari al
70% di quello dei lavoratori già in forze all'azienda -, penalizzazioni sugli
straordinari, la cancellazione per due anni di numerose festività, l'acquisto
suicida di una gran quantità di azioni dell'azienda da parte del fondo pensione
dei dipendenti...
Cosa prevede l'accordo Fiat-
sindacati gialli
Fiat ha incassato l'accordo dei sindacati
gialli Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl. Questi autentici servi dei padroni hanno
siglato l'accordo senza neppure sedersi al tavolo delle trattative. Solamente
Slai Cobas e Fiom (che oltretutto subisce la pressione della Cgil che spinge per
firmare subito) si sono detti contrari all'accordo.
In realtà la Fiom si è detta contraria solo ad una parte di esso, visto che Cremaschi ha dichiarato che "se i lavoratori votano sì ai 18 turni, pur considerandoli una fatica tremenda e siccome il contratto quel limite lo prevede, noi lo accettiamo. Ma se il referendum chiede di rinunciare al diritto di sciopero o ad alcune leggi sulla sicurezza, ai limiti di orario previsti dal contratto diciamo no, quelle rinunce non sono a disposizione di un referendum di una singola fabbrica”. Lo stesso Cremaschi che è arrivato a dichiarare al Corriere della Sera “Marchionne la smetta e si vergoni, se ci riesce impari a fare l'imprenditore come tutti quelli meno famosi e ricchi di lui che riescono a farlo in Italia rispettando leggi, contratti e Costituzione” (!).
Vediamo sommariamente alcuni punti cruciali (e ce ne sarebbero molti altri) che prevede questa generosa opportunità gentilmente avanzata da Marchionne agli operai di Pomigliano:
1. La produzione si effettuerà su 18 turni a settimana (tre turni al giorno per sei giorni la settimana);
2. Lo sciopero non sarà proclamabile nei casi in cui l'azienda ha comandato lo straordinario per esigenze di avviamento, recuperi produttivi e punte di mercato. Per gli operai le ritorsioni saranno pesantissime: scioperare contro l’accordo sarà punibile come infrazione disciplinare, con provvedimenti che possono arrivare fino al licenziamento;
3. Si raddoppiano da 40 ad 80 le ore di lavoro straorinario obbligatorio, da effettuare a turni interi. Mentre altre 200 ore potranno essere chieste usando la mezz'ora della mensa;
4. Aumento spaventoso dei ritmi e della flessibilità;
5. Con la scusa della lotta all’assenteismo, Fiat potrà rifiutarsi di pagare i primi tre giorni di malattia laddove ravveda un picco ritenuto “anomalo”di certificati medici
6. La mezz’ora di mensa non avverrà dopo 6 ore di lavoro, ma alla fine del turno (!) e potrà essere soppressa completamente per esigenze di lavoro straordinario.
In realtà la Fiom si è detta contraria solo ad una parte di esso, visto che Cremaschi ha dichiarato che "se i lavoratori votano sì ai 18 turni, pur considerandoli una fatica tremenda e siccome il contratto quel limite lo prevede, noi lo accettiamo. Ma se il referendum chiede di rinunciare al diritto di sciopero o ad alcune leggi sulla sicurezza, ai limiti di orario previsti dal contratto diciamo no, quelle rinunce non sono a disposizione di un referendum di una singola fabbrica”. Lo stesso Cremaschi che è arrivato a dichiarare al Corriere della Sera “Marchionne la smetta e si vergoni, se ci riesce impari a fare l'imprenditore come tutti quelli meno famosi e ricchi di lui che riescono a farlo in Italia rispettando leggi, contratti e Costituzione” (!).
Vediamo sommariamente alcuni punti cruciali (e ce ne sarebbero molti altri) che prevede questa generosa opportunità gentilmente avanzata da Marchionne agli operai di Pomigliano:
1. La produzione si effettuerà su 18 turni a settimana (tre turni al giorno per sei giorni la settimana);
2. Lo sciopero non sarà proclamabile nei casi in cui l'azienda ha comandato lo straordinario per esigenze di avviamento, recuperi produttivi e punte di mercato. Per gli operai le ritorsioni saranno pesantissime: scioperare contro l’accordo sarà punibile come infrazione disciplinare, con provvedimenti che possono arrivare fino al licenziamento;
3. Si raddoppiano da 40 ad 80 le ore di lavoro straorinario obbligatorio, da effettuare a turni interi. Mentre altre 200 ore potranno essere chieste usando la mezz'ora della mensa;
4. Aumento spaventoso dei ritmi e della flessibilità;
5. Con la scusa della lotta all’assenteismo, Fiat potrà rifiutarsi di pagare i primi tre giorni di malattia laddove ravveda un picco ritenuto “anomalo”di certificati medici
6. La mezz’ora di mensa non avverrà dopo 6 ore di lavoro, ma alla fine del turno (!) e potrà essere soppressa completamente per esigenze di lavoro straordinario.
Ecco svelato il mistero
di Babbo Natale
Quello che sta accadendo alla Fiat, azienda-simbolo del capitalismo italiano, è quello che domani accadrà a tutti i lavoratori se l'accordo della vergogna non sarà fermato. Altro che opportunità!
Governo e Confindustria, insieme alle direzioni collaborazioniste di Cisl e Uil hanno siglato il famigerato accordo sul rinnovo del modello contrattuale, con cui aboliscono di fatto il Contratto collettivo nazionale di lavoro, liberando le imprese dal vincolo di contrattare collettivamente diritti e salari dei lavoratori. Ecco quale è il vero scopo di quell'accordo: costringere i lavoratori, resi più deboli di fronte al padrone una volta divisi azienda per azienda, a rinunciare ai propri diritti!
E' quello che hanno capito tutti i lavoratori del gruppo Fiat, come dimostra lo sciopero del 18 fatto a Mirafiori in solidarietà con i compagni di Pomigliano.
Quello che sta accadendo alla Fiat, azienda-simbolo del capitalismo italiano, è quello che domani accadrà a tutti i lavoratori se l'accordo della vergogna non sarà fermato. Altro che opportunità!
Governo e Confindustria, insieme alle direzioni collaborazioniste di Cisl e Uil hanno siglato il famigerato accordo sul rinnovo del modello contrattuale, con cui aboliscono di fatto il Contratto collettivo nazionale di lavoro, liberando le imprese dal vincolo di contrattare collettivamente diritti e salari dei lavoratori. Ecco quale è il vero scopo di quell'accordo: costringere i lavoratori, resi più deboli di fronte al padrone una volta divisi azienda per azienda, a rinunciare ai propri diritti!
E' quello che hanno capito tutti i lavoratori del gruppo Fiat, come dimostra lo sciopero del 18 fatto a Mirafiori in solidarietà con i compagni di Pomigliano.
Il vero significato del
referendum
Il referendum con cui si chiedeva ai
lavoratori di scegliere tra restare a casa o lavorare in condizioni
semi-schiavistiche non ha avuto l'esito sperato dai padroni, che infatti
appaiono pronti a rilanciare il il famoso Piano C, quello che prevede la
costituzione di una nuova newco sempre controllata da Torino, che rileverebbe lo
stabilimento e riassumerebbe gli operai campani, o una parte di questi, con il
contratto proposto dal management del Lingotto.
Di 4881 aventi diritto al voto, hanno votato SI in 2888, No in 1673, mentre la somma di schede nulle e di non partecipanti al voto è di 373 lavoratori. In pratica i lavoratori che hanno votato sì, con la pistola puntata alla tempia e sotto le pressioni di capi e capetti, sono solamente 842 in più di quelli che hanno votato NO. A questo dato va aggiunto il fatto che tra quadri e impiegati il SI ha raggiunto il 90% dei consensi: questo dimostra che la stragrande maggioranza degli operai ha votato NO.
Gli operai di Pomigliano hanno dimostrato persino col voto che sono pronti a lottare. A differenza delle loro direzioni, aggiungiamo. La Fiom, di fronte all'esito del voto (ripetiamo: tanto più nelle condizioni in cui si è votato, disastroso per i piani di Fiat), si è detta disposta a riaprire la trattativa! Mentre il segretario del Prc Ferrero non riesce a proporre altro che il ricorso alla magistratura, lamentandosi del fatto che il piano va contro le leggi dello Stato e vìola la Costituzione...
Di 4881 aventi diritto al voto, hanno votato SI in 2888, No in 1673, mentre la somma di schede nulle e di non partecipanti al voto è di 373 lavoratori. In pratica i lavoratori che hanno votato sì, con la pistola puntata alla tempia e sotto le pressioni di capi e capetti, sono solamente 842 in più di quelli che hanno votato NO. A questo dato va aggiunto il fatto che tra quadri e impiegati il SI ha raggiunto il 90% dei consensi: questo dimostra che la stragrande maggioranza degli operai ha votato NO.
Gli operai di Pomigliano hanno dimostrato persino col voto che sono pronti a lottare. A differenza delle loro direzioni, aggiungiamo. La Fiom, di fronte all'esito del voto (ripetiamo: tanto più nelle condizioni in cui si è votato, disastroso per i piani di Fiat), si è detta disposta a riaprire la trattativa! Mentre il segretario del Prc Ferrero non riesce a proporre altro che il ricorso alla magistratura, lamentandosi del fatto che il piano va contro le leggi dello Stato e vìola la Costituzione...
Ancora una volta, solo la
lotta di classe può decidere chi vince e chi perde
Non è però dalle urne, nemmeno in questa
occasione, che può nascere la vera risposta operaia. I piani di Marchionne si
possono arrestare solamente con la lotta. Il 25 giugno, giorno dello sciopero
generale proclamato dalla Cgil, deve essere il primo passo di una lotta senza
quartiere per respingere i disegni padronali. In questa occasione, è necessario
che anche il sindacalismo di base superi ogni tendenza settaria e proclami per
lo stesso giorno lo sciopero generale. Non certo per accodarsi alla Cgil: ma
perchè è in quella data che gli operai di Pomigliano saranno nelle strade!
Il capitalismo in crisi lotta per la propria sopravvivenza come un gigantesco mostro ferito, e lo fa trascinando l'umanità nell'abisso, gettando milioni di lavoratori sul lastrico nel disperato tentativo di rilanciare i profitti di pochi super-sfruttatori.
Perché si possa vincere, non sarà sufficiente lo sciopero di venerdì, servirà una mobilitazione a oltranza di tutti i lavoratori a partire da quelli di Pomigliano, fino ad arrivare a quelli dell'intero Gruppo Fiat in una lotta che può aggregare intorno a sé l'insieme della classe lavoratrice.
Serve una prova di forza: lo sciopero a oltranza fino all'occupazione di Pomigliano e in prospettiva di tutte le fabbriche che licenziano!
Di più, come hanno scritto i lavoratori polacchi di Thychy in una lettera aperta ai compagni italiani: “E' chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente. Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso. Lavoratori, è ora di cambiare!”.
I militanti delle sezioni della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale in tutti i Paesi, i militanti di Alternativa Comunista in Italia sono al fianco dei lavoratori di Pomigliano in questa decisiva lotta, a partire dalla presenza nelle strade di Napoli alla manifestazione di venerdì prossimo!
Il capitalismo in crisi lotta per la propria sopravvivenza come un gigantesco mostro ferito, e lo fa trascinando l'umanità nell'abisso, gettando milioni di lavoratori sul lastrico nel disperato tentativo di rilanciare i profitti di pochi super-sfruttatori.
Perché si possa vincere, non sarà sufficiente lo sciopero di venerdì, servirà una mobilitazione a oltranza di tutti i lavoratori a partire da quelli di Pomigliano, fino ad arrivare a quelli dell'intero Gruppo Fiat in una lotta che può aggregare intorno a sé l'insieme della classe lavoratrice.
Serve una prova di forza: lo sciopero a oltranza fino all'occupazione di Pomigliano e in prospettiva di tutte le fabbriche che licenziano!
Di più, come hanno scritto i lavoratori polacchi di Thychy in una lettera aperta ai compagni italiani: “E' chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente. Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso. Lavoratori, è ora di cambiare!”.
I militanti delle sezioni della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale in tutti i Paesi, i militanti di Alternativa Comunista in Italia sono al fianco dei lavoratori di Pomigliano in questa decisiva lotta, a partire dalla presenza nelle strade di Napoli alla manifestazione di venerdì prossimo!
(*) operaio metalmeccanico, resp.
nazionale lavoro sindacale Pdac