Partito di Alternativa Comunista

Lotte e licenziamenti alla Sea

di Andrea Spadoni

L'handling aeroportuale costituisce l'insieme delle attività di terra per l'assistenza e la movimentazione dei passeggeri, dei bagagli e delle merci, con l'aggiunta della fornitura di servizi vari, quali pulizie, catering, attività commerciali, ristorazione, sicurezza. È l'attività che coinvolge il grosso della forza lavoro di un aeroporto e richiede l'utilizzo di un gran numero di mezzi specializzati e infrastrutture specifiche, rappresentando per le aziende, la parte più impegnativa del loro business, al contrario dell'incasso delle royalty pedaggi per aeromobili, passeggeri, merci, bagagli, posta e affitti per spazi di servizio, commerciali e pubblicitari, per le quali esse sfruttano una vera e propria rendita di posizione e che rappresentano un enorme flusso di denaro.

La privatizzazione delle società di gestione aeroportuale, che tra l'altro operano in concessione governativa quarantennale, ha messo quest'attività nelle mani della speculazione finanziaria che, mossa dalla logica capitalistica del puro profitto, non ha tardato a considerare l'handling come un "peso morto" a causa dei suoi elevati costi per il personale e le attrezzature. La soluzione? Alienare l'handling attraverso la "societarizzazione", ossia scorporandolo dalla società concessionaria e creando delle aziende ad hoc. Aziende subito in difficoltà perché artatamente private dei capitali prodotti dalle royalty, ma con intatto il carico di costi. Inutile dire che, in termini di giustizia sociale e di garanzie per le lavoratrici ed i lavoratori, si tratta del solito sporco gioco al ribasso: infatti, senza l'attività di handling, di royalty: nemmeno l'ombra!
A questo si aggiunge l'effetto della liberalizzazione del mercato che, obbligando la presenza di più fornitori di handling nello stesso aeroporto, ha creato una condizione di concorrenza basata ovviamente sulla solita guerra al ribasso delle tariffe, con la conseguente rincorsa al taglio del costo del lavoro. Taglio enormemente favorito dal massiccio e costante uso del precariato, che va addirittura oltre la già ampia flessibilità di manovra offerta dalle vigenti norme iper-liberiste, introdotte dal pacchetto Treu e inasprite dalla Legge 30.
La concertazione, metodicamente predicata e praticata dalle burocrazie sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl per attutire i conflitti di classe, ha ampiamente favorito l'attuazione di queste pratiche. Lungi dal contrastare quest'ennesimo attacco alla classe operaia, invece di mantenere le tutele esistenti e magari estenderle ad altri settori, questi sindacati hanno "gestito" quella che non si può non definire una vera e propria sconfitta della categoria attraverso una lunghissima teoria di accordi a perdere.
Un solo ultimo dispositivo rimane in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori, la così detta "clausola sociale", quella clausola vale a dire che garantisce la continuità del posto di lavoro quando ad una società ne subentra un'altra, a causa di variazioni nei contratti di fornitura: nel caso in cui un fornitore di handling cessi o perda una commessa, i lavoratori in essa impegnati devono essere assorbiti dal fornitore che subentra al precedente. Ebbene questa clausola è in conflitto con le norme della UE che, dopo essersi espressa negativamente qualche anno fa, torna alla carica e minaccia l'Italia di procedura d'infrazione nel caso in cui non provveda alla sua abolizione. Un tema, questo, su cui sarà chiamato a pronunciarsi il prossimo governo, ma su cui Enac ed Enav, i due enti di controllo pubblico il primo e di gestione privato il secondo si sono già espressi in linea con le direttive comunitarie. Non siamo pessimisti, ma c'è da scommettere che la "fedeltà" all'Europa, quella delle banche e del commercio, sarà molto più forte della preoccupazione per le ricadute sociali di questo provvedimento. Già migliaia di lavoratrici e lavoratori degli aeroporti italiani, in questi anni, hanno visto il loro lavoro garantito da questa clausola, fatto che da solo dimostra l'entità e la pericolosità del fenomeno.
Una sola risposta è possibile a tutto ciò: le lotte operaie praticate con determinazione e convinzione. È quanto sta accadendo nella Sea Handling, società controllata dalla Sea che gestisce gli aeroporti milanesi, dove le lavoratrici ed i lavoratori sono protagonisti in questi mesi di un'aspra lotta condotta in al di là e al di fuori della solita, perdente concertazione. Già il mese scorso otto lavoratrici precarie, licenziate dopo cinque anni di contratti stagionali, hanno vinto una causa contro la Sea Handling che è stata costretta a reintegrarle a tempo indeterminato per irregolarità nell'applicazione dei contratti, mentre altre nove sono state indennizzate, avendo preferito non tornare a lavorare in Sea Handling.
Ancor più rilevante però lo stop imposto al licenziamento di 50 lavoratori della Sea Handling a seguito della cessazione di due forniture, una a British Airways ed un'altra a Bruxelles Airlines. Solo dopo la proclamazione di un'assemblea permanente e un corteo interno all'aerostazione, l'azienda ha ritirato i 50 provvedimenti e si è detta disponibile ad un confronto per garantire la continuità del posto di lavoro. Non solo, saranno anche discussi gli assetti organizzativi e le problematiche legate all'attività di handling per intendersi, quelle prodotte dalle liberalizzazioni sopra commentate ed alla loro criticità.
Una vittoria importante che conferma quanto la teoria e la prassi storica degli ultimi 150 anni affermano e dimostrano inequivocabilmente. Una vittoria importante che però non risolve il problema alla radice, avendo in ogni modo le aziende la legislazione dalla loro parte, potendo esse contare su un sindacato sempre più accondiscendente e su forze politiche destra-centro-sinistra tutte votate al liberismo ed al riformismo.
Non basta però e non basterà mai chiedere il rispetto delle norme (quando ci sono:) anche se è buona cosa perseguirlo. Si tratta, infatti, di regole imposte e controllate dal sistema del capitale e della finanza, concordate con le burocrazie sindacali e le forze riformiste al solo scopo di attutire la pressione sulla classe lavoratrice.
Solo attraverso il conflitto di classe è possibile riportare a dignità umana le condizioni di lavoro negli aeroporti, garantendo la continuità del posto di lavoro, un salario in linea con il costo reale della vita, condizioni di lavoro dignitose, democrazia sindacale, rispetto per la sicurezza e la salute, potendo così garantire l'affidabilità e la qualità del servizio offerto alla cittadinanza. Tutto questo deve passare innanzitutto per la nazionalizzazione senza indennizzo- degli aeroporti e delle società di gestione sotto il controllo di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.
Progetto Comunista Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori, nello schierarsi a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della Sea Handling e di tutti gli aeroporti italiani a sostegno delle loro rivendicazioni, propone un grande movimento di lotta che li veda tutti uniti per l'abolizione della liberalizzazione negli aeroporti ed il loro ritorno sotto il controllo pubblico, con la partecipazione diretta e immediata della classe operaia e dei lavoratori stessi.

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