Partito di Alternativa Comunista

LAVORATORI DEL COMMERCIO IN LOTTA

LAVORATORI DEL COMMERCIO IN LOTTA

FINO AL RITIRO DEL CONTRATTO CAPESTRO!

 

Oggi i lavoratori del settore commercio (T.D.S.) sono in piazza e scioperano contro il rinnovo del loro contratto nazionale firmato da FISASCAT e UILTUCS (CISL e UIL).

Un’iniziativa indetta dalla sola FILCAMS CGIL alla quale va dato atto di aver fatto una scelta coraggiosa e difficile; un segnale che dà slancio alle disastrose situazioni del settore, che contrasta il peggioramento delle condizioni normative dei lavoratori e rigetta l’odiosa idea di riforma del modello contrattuale che si cela dietro l’intesa firmata nel luglio scorso.

 

 

Bene ha fatto la FILCAMS CGIL a non accogliere le richieste delle due più agguerrite controparti (Confcommercio e Confesercenti) su maggiori aperture domenicali e sull' abbattimento di diritti e regole per il lavoro degli apprendisti (ore di permesso).

Non è scaricando i costi sul lavoro che si supera la crisi e si aprono nuove prospettive di crescita!

I più grandi centri di distribuzione sparsi in tutta la penisola hanno fatto affari d'oro in questi ultimi anni mentre a chi lavora nei supermercati hanno "regalato" precarietà, sfruttamento, bassi salari, mobilità e ricatti di ogni genere!

Oggi col nuovo contratto nazionale si svincolano le aziende da alcuni obblighi legati al riposo domenicale ed il metodo inserito nelle nuove normative siglate col recente accordo fungerà da battistrada per altri comparti ed altre categorie di lavoro.

Questa giornata di lotta si inserisce in un contesto di forte crisi economica e finanziaria ed è uno dei più forti segnali della ripresa di una conflittualità crescente nel paese. I lavoratori del commercio arrivano a quasi 1.800.000 unità e costituiscono una delle componenti più consistenti della forza-lavoro italiana.

A tutti questi lavoratori non basta lanciare la proposta del referendum sul contratto che CISL e UIL non accoglieranno mai!

Occorre spostare il baricentro d'azione su obiettivi più generali contro il governo e le diverse controparti, veri ispiratori del contratto capestro appena firmato, e far confluire e unificare nella lotta tutte le categorie del mondo del lavoro salariato allo scopo di far pagare i costi della crisi a chi questa crisi l'ha provocata: Banche e Padroni!

 E' in atto uno degli attacchi più forti e micidiali verso diritti e conquiste salariali frutto delle lotte durissime praticate nel secolo scorso e non bastano le solite ricette "responsabili" e "ragionevoli" basate sull'aumento degli assegni legati al periodo di cassa integrazione, sulla sospensione della Bossi-Fini per due anni, sull'estensione di alcune tutele sociali a nuove fasce di lavoratori e allo sgravio fiscale di salari e tredicesime. Queste proposte, lanciate dalla stessa CGIL e sulle quali é stato indetto uno sciopero generale da tenersi il prossimo 12 dicembre, ci dicono che saremo comunque noi a pagare per questa crisi! Con i nostri soldi faremo uscire "lorsignori" dal pantano in cui ci hanno portato!

Serve altro. Lo sciopero generale del 12 dicembre deve essere dell'intera giornata lavorativa, unitario e di massa, contro il governo e il padronato, con manifestazione a Roma. Uno sciopero prolungato che superi l'attuale frammentazione sindacale e di lotta, unifichi e concentri in una vertenza generale, attraverso una piattaforma unificante, i diversi comparti del lavoro salariato del pubblico e del privato, i precari e le masse popolari, blocchi il Paese, spazzi via questo governo reazionario e faccia pagare la crisi alle banche e ai padroni e riponga al centro degli interessi del mondo del lavoro la costruzione della prospettiva di un'altra idea di società e di sistema: il socialismo. Il Partito di Alternativa Comunista appoggia, con tutta la forza di cui dispone, la battaglia verso tale obiettivo e, in un rinnovato clima di unità generale delle lotte, auspica un collegamento sempre più forte e diretto con l'intero movimento studentesco nato per contrastare i forti tagli finanziari nel mondo della scuola.

 

NOI NON PAGHEREMO LA CRISI CAPITALISTICA PAGHINO LE BANCHE E I PADRONI!

 

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