Il progetto di
Landini
serve agli
operai?
di Michele
Rizzi

(Landini bacia
la Camusso sul palco della manifestazione del 28/3)
Ci stava lavorando ormai da mesi, ed ecco
partita una probabile, “nuova”, opzione politica, quella lanciata dal segretario
della Fiom, Maurizio Landini, la cosiddetta Coalizione sociale, battezzata anche
Unions, alla manifestazione di sabato 28 marzo scorso a Roma. Una
manifestazione, quella di Roma, di alcune decine di migliaia di attivisti Fiom
che ha visto anche la partecipazione di pezzi di sinistra governista in cerca di
un nuovo ruolo, o di un nuovo approdo politico, da Vendola a Ferrero, passando
per Fassina, Civati, Tortorella.
Il segretario Fiom ha più volte dichiarato
di non voler costruire un nuovo partito politico a sinistra del Pd, di non
essere interessato ad “un partito minoritario, ma ad una proposta politica per
il governo del Paese” lasciando in campo diverse interpretazioni, dichiarazioni
accompagnate da un attivismo politico molto forte, che non si è tradotto
soltanto in numerose apparizioni televisive, ma anche in manifestazioni ed
incontri con i leader di Syriza e di Podemos, Tsipras e Iglesias. E non è un
caso. E' chiaro che a questo progetto guardano pezzi interi di sinistra
socialdemocratica in grosse difficoltà di proposta politica e spesso schiacciati
tra il “renzismo e il grillismo”; Vendola e Ferrero, ad esempio,
potrebbero probabilmente partecipare, magari con un ruolo di secondo piano
se non addirittura di subordinazione totale, al percorso che Landini sta
tracciando.
L’opposizione di facciata si scontra con il bisogno di una mobilitazione
generale
Il leader della Fiom, pur attaccando frontalmente Renzi e le conseguenze delle politiche del suo governo, dal Job Acts alla disoccupazione crescente in Italia, pur guidando il sindacato di categoria più grande in Italia, non propone un piano di scioperi generali prolungati per cercare di stopparne le misure antipopolari, non sfida la Camusso su questo terreno pretendendo la rottura con la pratica della concertazione (che la segretaria della Cgil ancora rivendica e che Renzi nega) ma si limita ad enunciare un'opposizione, che in realtà è solo di facciata.
Il leader della Fiom, pur attaccando frontalmente Renzi e le conseguenze delle politiche del suo governo, dal Job Acts alla disoccupazione crescente in Italia, pur guidando il sindacato di categoria più grande in Italia, non propone un piano di scioperi generali prolungati per cercare di stopparne le misure antipopolari, non sfida la Camusso su questo terreno pretendendo la rottura con la pratica della concertazione (che la segretaria della Cgil ancora rivendica e che Renzi nega) ma si limita ad enunciare un'opposizione, che in realtà è solo di facciata.
Molti lavoratori che pagano i costi della
crisi, con fabbriche chiuse, cassa integrazione e licenziamenti, con misure del
governo che cancellano diritti acquisiti con le lotte (art. 18 dello Statuto dei
lavoratori), con nuova precarietà e favori a Confindustria, reclamano a gran
voce una lotta vera, da fabbrica a fabbrica, e la chiedono anche nelle
manifestazioni Fiom. Di fronte a questa necessità consolidata, perché, però,
Landini non rompe con la logica del riformismo sindacale per costruire una vera
lotta unificata e su larga scala per piegare il governo e sconfiggerlo
sindacalmente e politicamente? Il leader dei metalmeccanici si muove, al
contrario, prioritariamente su un piano politico con dichiarazioni sull'azione
del governo, senza mobilitare la propria base operaia per bloccare le fabbriche
e la produzione, senza costruire un fronte di lotta rivoluzionario che dalle
fabbriche punti a bloccare il Paese, senza un piano organizzato di scioperi
generali e prolungati. Di fronte ad una crisi economica del sistema capitalista
che sta lasciando sul campo migliaia e migliaia di lavoratori licenziati, lancia
un’Unions che, dalle continue e confuse risposte a domande di chiarimento sul
progetto, si evince che non sarà probabilmente un nuovo partito politico, non
sarà un coordinamento di lotta antisistema, non sarà la costruzione dal basso
d’opposizione sociale dei lavoratori, non sarà la base di una piattaforma che
unifichi le basi di tutti i sindacati di lotta per costruire una vertenza
unificante del mondo del lavoro. Allora cosa sarà?
Il
progetto di Landini non prevede concreti attacchi al capitalismo
E’ possibile che il leader della Fiom abbia un'ambizione diversa. Infatti, per Maurizio Landini potrebbe essere probabile una discesa in campo alla scadenza del suo mandato da segretario della Fiom nel 2018, anno in cui si terrebbero le elezioni politiche, non per costruire un nuovo partito politico, come tra l'altro continua a dichiarare, ma per sfidare lo stesso Renzi alle primarie per la guida del centrosinistra futuro. Per attuare questo, il capo della Fiom costruirebbe un percorso politico attorno ad un’area politica di riferimento che si richiama al “fiommismo”, aggregando anche qualche pezzo di Pd in sofferenza con Renzi, l'area vendoliana e quello che rimane del Prc di Ferrero, per costruire l'alternativa a Renzi sulla base di un programma socialdemocratico, compatibile con il sistema capitalista e borghese (molto significativi gli ultimi elogi a Marchionne) e che punti ad egemonizzare lo stesso Pd, riferimento importante per la borghesia italiana e per i suoi attacchi pesantissimi contro lavoratori e studenti. Quindi, una nuova aggregazione dal basso che punti a sfidare il “renzismo” con una chiara base politica socialdemocratica e, almeno inizialmente, senza un partito di riferimento.
E’ possibile che il leader della Fiom abbia un'ambizione diversa. Infatti, per Maurizio Landini potrebbe essere probabile una discesa in campo alla scadenza del suo mandato da segretario della Fiom nel 2018, anno in cui si terrebbero le elezioni politiche, non per costruire un nuovo partito politico, come tra l'altro continua a dichiarare, ma per sfidare lo stesso Renzi alle primarie per la guida del centrosinistra futuro. Per attuare questo, il capo della Fiom costruirebbe un percorso politico attorno ad un’area politica di riferimento che si richiama al “fiommismo”, aggregando anche qualche pezzo di Pd in sofferenza con Renzi, l'area vendoliana e quello che rimane del Prc di Ferrero, per costruire l'alternativa a Renzi sulla base di un programma socialdemocratico, compatibile con il sistema capitalista e borghese (molto significativi gli ultimi elogi a Marchionne) e che punti ad egemonizzare lo stesso Pd, riferimento importante per la borghesia italiana e per i suoi attacchi pesantissimi contro lavoratori e studenti. Quindi, una nuova aggregazione dal basso che punti a sfidare il “renzismo” con una chiara base politica socialdemocratica e, almeno inizialmente, senza un partito di riferimento.
Ma una concreta sfida al governo Renzi si
può costruire solo con una piattaforma di rivendicazioni transitorie che punti
ad unire la classe dei salariati, dei licenziati, dei disoccupati, dei precari,
avviare un piano di scioperi generali e prolungati per bloccare la produzione e
le fabbriche, per bloccare il Paese, rompendo con la prassi delle burocrazie
sindacali di concertazione e di collaborazione di classe, rompendo con la
borghesia, combattendo il suo sistema capitalista. Il resto sarebbe soltanto un
nuovo imbroglio per i lavoratori ed una nuova subordinazione degli stessi alle
logiche capitaliste e di compromessoa perdere con la borghesia e i suoi
governi.