Partito di Alternativa Comunista

Gomma-plastica: rinnovo dopo rinnovo verso il baratro

Gomma-plastica: rinnovo dopo rinnovo

verso il baratro

 

 

di Diego Bossi (operaio Pirelli)

 

 

 

Era il primo dicembre 2018 e a Milano, davanti alla sede nazionale della Federazione Gomma Plastica, centinaia di lavoratori in sciopero manifestarono in seguito all’annuncio, da parte padronale, del ritiro di venti dei trenta euro di aumento salariale previsti dal Ccnl a decorrere dal primo gennaio 2019.
Dopo oltre un decennio di pace sociale mantenuta ad arte dalle burocrazie sindacali, riuscendo a far digerire la diminuzione continua e ininterrotta di potere d’acquisto e diritti degli operai, le direzioni di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil non poterono fare altro che proclamare sciopero nazionale, poiché, nelle fabbriche, gli operai iniziavano a porsi una sola e disarmante domanda: «ma come, già prendiamo un misero aumento lordo erogato a rate e che percepiremo in due anni… ora ci levano pure quei pochi soldi?!» Come giustificare una mancanza di mobilitazione di fronte a un attacco infame che appariva – o meglio, che fu fatto apparire – come una violazione dei soldi promessi nel contratto nazionale? Di qui mosse la proclamazione dello sciopero che ruppe un silenzio decennale e che in realtà servì solo a salvare la faccia di quei burocrati sindacali che omisero di dire la verità ai lavoratori: non ci fu nessuna violazione del contratto, i soldi di aumento ritirati dai padroni furono l’effetto di un meccanismo previsto dal contratto e firmato nero su bianco dalle segreterie sindacali. Le stesse che proclamarono lo sciopero.
Perché la vita di noi operai è come lo «schiaffo del soldato»: ti arriva un ceffone sulla nuca, ti giri frastornato e li vedi tutti lì, padroni, governo e sindacati, a girare l’indice con aria indifferente.

 

L’articolo 70 e altre fregature

Prima di parlare di quest’ultimo rinnovo del Ccnl gomma-plastica è utile focalizzare l’eredità nefasta che ci portiamo appresso dalle scorse tappe contrattuali. Su tutto emerge il famigerato articolo 70, che possiamo dividere in due parti: l’attacco al potere d’acquisto e l’attacco al diritto di sciopero e di lotta.
Nella prima parte l’articolo in questione subordina gli aumenti salariali agli andamenti inflattivi, precisamente all’indice Ipca, che sarebbe una sorta di indice Istat che non computa i costi energetici, come se questi non avessero un impatto importante sui costi che devono sostenere quotidianamente i lavoratori. In sintesi il meccanismo è questo: viene calcolato l’aumento salariale sulla base previsionale del già insufficiente indice Ipca, se poi la previsione si rivelerà sovradimensionata rispetto al dato reale, il padrone si riprenderà la differenza. Questo meccanismo introduce l’incertezza dell’aumento salariale nel Ccnl, i miseri spiccioli concessi non sono più nemmeno sicuri: pochi, maledetti e subito; e forse il padrone se li riprende pure.
La seconda parte contiene la clausola della tregua sindacale, presente nel contratto Gomma-plastica dal 2009, questa norma ha anticipato di un lustro l’accordo della vergogna del 2014 (Tur), vietando esplicitamente iniziative unilaterali e dirette (leggi sciopero) 6 mesi prima e un mese dopo la scadenza del contratto. Ed è per questo che da oltre un decennio vengono rinnovati i contratti nazionali senza un’ora di sciopero con i risultati disastrosi che ben conosciamo.
Diventa perfino difficile spiegare o anche solo immaginare come sia possibile contrattare col padrone il divieto di utilizzare la principale arma dei lavoratori nel momento in cui è indispensabile utilizzarla. Chiedere ai lavoratori di non scioperare durante un rinnovo del contratto nazionale è come legare loro le mani dietro la schiena durante un incontro di boxe.
L’articolo 70 incarna la filosofia della provvisorietà permanente degli aumenti salariali e della rinuncia al conflitto; sancisce il dominio e la protervia della borghesia pretendendo l’inoffensività dei lavoratori. Tradotto in un linguaggio comune, comprensibile, seppure grezzo e lontano dalle parole eleganti del burocratese, l’articolo 70, suona più o meno così: «vi do l’aumento di stipendio che decido, sempre che decida di darvelo; e voi non vi azzardate a opporvi!». Questi sono i contenuti su cui i burocrati sindacali vengono a chiederci il voto favorevole; questi sono i contenuti che noi lavoratori dobbiamo rifiutare con forza, lottando. Questa stagione di pace sociale ci ha già regalato le perdite pregresse di ulteriori 62 euro dovute allo scostamento inflattivo e di un venticinquesimo di mensilità relativo alla festività soppressa del 4 novembre, inoltre è stata innalzata la percentuale consentita di lavoratori precari dal 25% a 32 %: vale a dire da un precario su quattro a uno su tre.
Per comprendere bene quale sia la base di partenza di questo rinnovo contrattuale, è sufficiente andare a rileggersi il comunicato congiunto(1) che gli operai della Pirelli, di tre stabilimenti italiani e di diverse collocazioni sindacali, scrissero e distribuirono in quella manifestazione del primo dicembre 2018 davanti alla sede della Federazione Gomma Plastica. Un testo che ben rende l’idea di quanto i lavoratori abbiano perduto negli anni in cui la concertazione ha sostituito il conflitto; ma soprattutto un comunicato la cui stessa esistenza è la dimostrazione che i lavoratori, sulla base delle loro comuni condizioni di sfruttamento, possono unire le loro forze superando i confini geografici e le collocazioni sindacali.

 

L’ipotesi di accordo

Lo scontro farsesco sull’articolo 70 si concluse con una proroga di 6 mesi della vigenza contrattuale per giungere a una scadenza posticipata al giugno del 2019. Ma la lenta macchina burocratica delle trattative ha impiegato altri 14 mesi prima di arrivare all’ipotesi di accordo presentata in questi giorni e impiegherà ancora qualche mese per mettere in piedi la farsa del «voto» dei lavoratori, totalizzando così due anni di mancato rinnovo, dove i lavoratori, reduci da una crisi economica senza precedenti aggravata dalla pandemia, dopo tutto il bottino maltolto di cui sopra e dopo mesi di cassa integrazione, dovranno accontentarsi di un aumento salariale di 63 euro lorde (45 legate al caro e vecchio Ipca e 18 alla produttività) erogato in due tranche da 31 e 32 euro il primo gennaio 2021 e il primo gennaio 2022, inoltre viene aumentata in maniera ingiustificata e inaccettabile la vigenza contrattuale a 42 mesi.
A questo va aggiunto che, come di consueto, non meno della metà dell’ipotesi di rinnovo viene dedicata a commissioni paritetiche mantenute dalla bilateralità contrattuale, vale a dire il nulla cosmico, organismi fini a sé stessi finanziati dai padroni e da una trattenuta occulta e coercitiva dalle buste paga di tutti i lavoratori, tutto ciò per mantenere gli apparati elefantiaci e inconcludenti delle organizzazioni sindacali firmatarie. Ma veniamo al ricco menù delle famigerate commissioni previste da questa ipotesi di accordo.
L’osservatorio nazionale. 12 membri (6 nominati dal padrone, 6 dalle segreterie sindacali) hanno l’annoso compito di osservare. Non si sa bene cosa: i mercati, la borsa, le eclissi lunari, i tramonti dalla spiaggia di Ostia… insomma per dirla con le parole dell’accordo «le tematiche suscettibili di incidere sensibilmente sulla situazione del settore». Loro osservano, e almeno tre volte l’anno si incontrano per raccontarsi cosa hanno osservato. Un po’ come la Pimpa che racconta la sua giornata ad Armando.
La Commissione paritetica contrattuale nazionale salute sicurezza e ambiente. Altri 12 membri (6+6 nominati) che dovrebbero occuparsi di salute, sicurezza e ambiente, come se questi fossero temi al di fuori dallo scontro di classe e dalle responsabilità della classe dominante, che possano essere risolti congiuntamente dai «rappresentanti» dei lavoratori insieme a coloro che li sfruttano. Come se l’associazione delle gazzelle e quella dei leoni formassero una commissione paritetica per risolvere il problema delle aggressioni letali nella Savana. La sicurezza e la salute sul lavoro, come l’ambiente, sono temi importantissimi e possono essere affrontati con efficacia solo in un’ottica di classe, così come dimostra il manifesto scritto dai compagni del Fronte di lotta No austerity.(2)
La Commissione paritetica nazionale per il sistema classificatorio. Questa volta saliamo a quota 18 membri (9+9 nominati): sia mai che facciano eleggere qualcuno dai lavoratori. Del resto l’accordo del 2014 sulla rappresentanza insegna: se fanno le elezioni decidono regole e partecipanti insieme al padrone, altrimenti vige la nomina divina. Così i nostri eroi anziché occuparsi di organizzare la lotta per far aumentare i salari di tutti i lavoratori, si siederanno al tavolo coi padroni per decidere chi debba essere qualificato e chi un manovale semplice.
Fuori concorso ma meritevole di menzione è il Rappresentante dei lavoratori per la formazione. Sì, avete letto bene, le Rsu potranno individuare al loro interno un delegato che si dedichi alla formazione per poi consultarlo. Ma la formazione di chi? La formazione per cosa? A vantaggio di chi? Forse si tratta della formazione sul lavoro per aumentare l’efficienza e la produttività degli operai che si traduce in un aumento del profitto dei padroni? Questa volta in commissione le gazzelle si accordano coi leoni su come possano essere spolpate meglio.
Altra questione dolente sarà la riconferma e l’incremento di meccanismi truffaldini e criminali come il welfare aziendale(3) dove, specialmente in piena crisi economica e sanitaria aggravata dalla pandemia di Covid-19, si pagano i premi di risultato in «servizi» offerti ai dipendenti, finanziati avvalendosi di una defiscalizzazione che andrà a togliere risorse alle pensioni dei lavoratori e alla sanità pubblica, già ridotta allo stremo dall’emergenza Coronavirus e da un decennio di tagli miliardari operati dai governi borghesi di ogni colore.

 

L’armamentario retorico degli agenti della borghesia

Entro il mese di novembre il testo dell’accordo dovrà essere presentato ai 140.000 lavoratori delle 5.500 aziende del settore gomma-plastica. Come ben sappiamo ci saranno delle pseudo-votazioni senza il rispetto dei crismi democratici relativi all’esercizio del voto. Assisteremo in questi giorni alle solite presentazioni dell’accordo in cui i funzionari e i delegati allineati utilizzeranno tutti i loro trucchi di pilotaggio del consenso per ottenere una benedizione per sfinimento e col naso turato dai lavoratori. Questi trucchi ormai li conosciamo a memoria, si basano sulle menzogne dell’impossibilità a ottenere di meglio nel contesto dato (come se le grandi burocrazie sindacali concertative non avessero responsabilità sul contesto), della de-responsabilizzazione delle direzioni sindacali e della conseguente responsabilizzazione dei lavoratori e, infine, sullo scoraggiamento alla lotta. Da qui nascono chilometri di parole pronunciate nelle assemblee all’insegna del: «più di così non potevamo ottenere, fuori di qua le fabbriche chiudono e noi vi abbiamo portato 63 euro di aumento; noi continueremmo pure la vertenza, ma i lavoratori non ci seguono, ci chiedono di chiudere in fretta per prendere i soldi; se vogliamo andare avanti dovete sapere che vi aspettano mesi di sciopero dove perderete centinaia di euro per strappare al padrone qualche altro spicciolo...» e così via per una lunga e interminabile serie di favole antistoriche, perché tutti i diritti acquisiti dai lavoratori sono stati conquistati con la lotta e tutti i diritti persi sono stati persi con la concertazione nei tavoli di trattativa col padrone.

 

Le nostre rivendicazioni e come raggiungerle

C’è una sola via di riscatto per i lavoratori: quella di respingere questo accordo indecente e irricevibile; rivendicare dei veri aumenti salariali parallelamente alla riduzione dell’orario lavorativo, così da rilanciare l’occupazione e riprenderci il tempo da dedicare alla nostra vita;  rilanciare la lotta con lo sciopero, organizzandosi in comitati di fabbrica e territoriali, dove a vigere sia la democrazia dei lavoratori, per arrivare allo sciopero nazionale di tutto il settore gomma-plastica; unire tutte le lotte operaie dell’industria a quelle dei lavoratori dei trasporti, della scuola, del pubblico impiego, della sanità, dei servizi, della logistica e dei movimenti di lotta per la difesa del clima e dell’ambiente, del diritto alla casa, contro ogni forma di oppressione verso donne, immigrati e lgbt per arrivare a un grande sciopero generale nazionale di tutte le categorie pubbliche e private e scuotere le fondamenta pericolanti di questo sistema barbaro che sfrutta la maggioranza dell’umanità per ingrassare i profitti di una sparuta minoranza di capitalisti miliardari.
È necessario costruire un vero fronte unico di lotta caratterizzato dalla democrazia operaia e dalla solidarietà di classe nazionale e internazionale, uno strumento che oggi è rappresentato in forma embrionale dal Fronte di lotta No austerity, un progetto a cui partecipano anche i nostri militanti insieme a molti altri compagni di diverse provenienze politiche e collocati in svariate organizzazioni sindacali.
È altrettanto necessario dotare le masse in lotta in tutto il mondo di un partito rivoluzionario che si costruisca nelle lotte e si contrapponga a tutte quelle organizzazioni politiche e sindacali riformiste, staliniste e opportuniste che hanno sempre tradito i lavoratori collaborando col nemico di classe: ci vuole una direzione rivoluzionaria che conduca la classe operaia a una reale e definitiva conquista di tutte le rivendicazioni per cui lotta!
Questo partito per noi è la Lit, Lega internazionale dei lavoratori – Quarta Internazionale, la cui sezione italiana è il Partito di alternativa comunista, un partito che si rivolge con interesse alle avanguardie di lotta e agli attivisti sindacali. Il partito che invitiamo a conoscere e a costruire insieme a noi.

 

 

Note

(1) http://cub-log.blogspot.com/2017/12/vertenza-gomma-plastica-in-questo.html

(2) http://www.frontedilottanoausterity.org/17/notizie/manifesto-politico-operaio-per-la-sicurezza-e-la-salute-nei-luoghi-di-lavoro/

(3)  https://www.partitodialternativacomunista.org/politica/internazionale/welfare-aziendale-una-truffa-da-respingere-al-mittente

 

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