Fine del blocco dei licenziamenti.
Un buon compromesso… per i padroni
di Alberto Madoglio
«Quaranta è un numero magico». «Se il Parlamento approverà il Jobs Act, reinseriremo le tutele perse quando rinnoveremo i contratti nazionali». Questo è ciò che dicevano i burocrati della Cgil per cercare di rassicurare iscritti e lavoratori che stavano subendo pesantissimi attacchi dai governi (rispettivamente Monti e Renzi). Sappiamo come è andata a finire: i propositi di battaglia si sono sciolti come neve al sole.
Lo stesso è accaduto in questi giorni riguardo il termine del cosiddetto blocco dei licenziamenti.
Sabato 26 giugno, durante le manifestazioni convocate dai confederali, si diceva: «Non arretreremo di un millimetro», in riferimento all’accettazione di un accordo che, al di là di auspici, suggerimenti e moral suasion, segna una vittoria su tutta la linea per governo e padroni. A partire dal primo luglio le aziende potranno riprendere a licenziare i lavoratori da loro ritenuti in esubero, senza nessun problema o limite.
Non che il cosiddetto blocco in vigore da un anno e mezzo, varato dal governo Pd-5S, avesse bloccato granché. Per i lavoratori a tempo determinato, alla scadenza del contratto, non c’è stato rinnovo. Per quelli a tempo indeterminato, i padroni hanno usato ogni possibile escamotage per licenziare.
Tutto ciò però non era sufficiente. I capitalisti vogliono assoluta e totale «mano libera», senza dover perdere tempo per cercare scappatoie procedurali.
Landini ha parlato di compromesso dignitoso, quando in realtà si tratta di un nuovo tradimento, l’ennesimo. Stavolta non può accampare nemmeno la scusante di aver tentato la via della «mobilitazione» e di non essere stato sostenuto dai lavoratori. Questi ultimi non hanno fatto nemmeno in tempo a scendere dai pullman che li portavano alle loro destinazioni una volta terminate le manifestazioni, che già si stava preparando l’ennesima truffa ai loro danni.
Parliamo di truffa appunto perché l’accordo siglato lascia totale libertà ai padroni di fare come meglio credono. L’invito a usare gli ammortizzatori sociali anziché ricorrere ai licenziamenti lascia il tempo che trova. Non solo, ma, come segnala il giornale di Confindustria, IlSole24Ore, le imprese non potranno licenziare solo se utilizzeranno la cassa integrazione a sconto, cioè quella che grava sulle casse pubbliche, quindi in larga parte sulle tasse pagate da operai, impiegati e pensionati. Potranno ricorrere alla Cig ordinaria e licenziare allo stesso tempo.
Quello che si intravede all’orizzonte è un vero e proprio massacro sociale fatto di centinaia di migliaia di nuovi licenziamenti, che nemmeno le stime di una ripresa robusta dell’economia nel prossimo biennio potranno compensare.
Per prepararsi a questa drammatica situazione è indispensabile creare le condizioni per rendere concreta una risposta di massa da parte dei lavoratori a questi piani criminali.
Per quello che riguarda i burocrati sindacali, ogni giorno che passa stanno contribuendo a distruggere la residua stima e il sostegno che ancora oggi godono tra il proletariato in Italia. Che ne siano coscienti o meno poco importa. Quello che conta è che i leader di Cgil , Cisl e Uil si dimostrano sempre più come parte del problema e non come soluzione ad esso.
Unire le lotte contro governo, padroni e apparati sindacali, questa deve essere la parola d’ordine per mezzo della quale lottare a partire dalle prossime settimane.