Contratto
metalmeccanici:
una sconfitta da rovesciare con il No
una sconfitta da rovesciare con il No
e con la lotta!
di Massimiliano
Dancelli (*)

Dopo mesi di trattative a oltranza, Landini,
a capo della delegazione Fiom al tavolo delle trattative, accetta tutte le
condizioni di Federmeccanica e pone la firma, accanto a quelle dei segretari di
Fim e Uilm, sull'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale
(ammesso che ancora si possa chiamare così…) dei metalmeccanici. Sono state
accettate praticamente tutte le condizioni poste dai padroni, sancendo di fatto
la fine di un importante strumento che i lavoratori avevano conquistato
caparbiamente con la lotta quasi cinquant'anni fa.
Non è un caso che il governo della
borghesia, per bocca di Renzi, dichiari: "Bel passo avanti".
Un pessimo
accordo
Partiamo dicendo che l'accordo è sicuramente
pessimo per i lavoratori metalmeccanici, peggiora persino quello precedente del
2012, che allora la Fiom si era rifiutata di firmare e aveva tanto criticato.
Innanzitutto, resta tutta la parte normativa del precedente contratto:
derogabilità, straordinario obbligatorio, flessibilità e restrizioni sulla
malattia. Inoltre, vengono introdotte nuove regole peggiorative per quanto
riguarda l'applicazione della legge 104 (assistenza ai parenti disabili) e
l'inquadramento lavorativo. In secondo luogo, non è stato concesso di fatto
nessun aumento salariale. Viene, infatti, introdotto un sistema estremamente
variabile per definire gli aumenti salariali previsti dal contratto, che saranno
calcolati in automatico a metà anno sulla base dell'indice Ipca dell'inflazione
reale (ad oggi sarebbero "stimati" in circa 51€ di aumento), con la possibilità
per i padroni di riassorbire eventuali aumenti salariali di una futura
contrattazione aziendale. A ciò va aggiunto il fatto che il premio di risultato
è divenuto totalmente variabile ed è legato quindi ad indici di produttività che
implicano aumento dell'orario di lavoro e peggioramento delle condizioni di vita
dei lavoratori. Si capisce bene quindi come gli aumenti non siano garantiti per
tutti: se un lavoratore percepisce dei premi concordati in azienda, questi
verranno sottratti dalla cifra calcolata per l'aumento. In pratica il contratto
nazionale diventa una sorta di scala mobile al contrario, utile solo alle tasche
dei padroni.
Parte del salario, per arrivare a quota 93€, cifra propagandata dalla segreteria della Fiom come reale aumento ottenuto, sarà invece erogato in welfare aziendale e sanità integrativa (nell'ambito del processo di smantellamento di stato sociale e sanità pubblici), con diversi benefit tipo buoni carburante e buoni carrello che riportano all'epoca in cui il lavoratore veniva pagato in natura... Se come ciliegina della torta aggiungiamo l'applicazione totale dell'accordo "vergogna" del 10 Gennaio (sulla rappresentanza sindacale), chiudendo ad ogni residuo spazio di democrazia in fabbrica, si intuisce da subito che questa intesa determina la fine del contratto nazionale collettivo così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, cioè uno strumento che limitava l'azione di ogni singolo padrone e (infatti i lavoratori negli anni Sessanta e Settanta dovettero organizzare dure lotte molto per conquistarlo).
Parte del salario, per arrivare a quota 93€, cifra propagandata dalla segreteria della Fiom come reale aumento ottenuto, sarà invece erogato in welfare aziendale e sanità integrativa (nell'ambito del processo di smantellamento di stato sociale e sanità pubblici), con diversi benefit tipo buoni carburante e buoni carrello che riportano all'epoca in cui il lavoratore veniva pagato in natura... Se come ciliegina della torta aggiungiamo l'applicazione totale dell'accordo "vergogna" del 10 Gennaio (sulla rappresentanza sindacale), chiudendo ad ogni residuo spazio di democrazia in fabbrica, si intuisce da subito che questa intesa determina la fine del contratto nazionale collettivo così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, cioè uno strumento che limitava l'azione di ogni singolo padrone e (infatti i lavoratori negli anni Sessanta e Settanta dovettero organizzare dure lotte molto per conquistarlo).
Le
responsabilità della direzione Fiom
I padroni hanno centrato il loro obiettivo:
rendere sempre più ricattabili i lavoratori togliendo loro una seppur minima
forma di tutela e legando il salario alla produttività. Questo contratto
rappresenta di certo un'enorme sconfitta per i metalmeccanici e i lavoratori
tutti, e immaginiamo che ora anche per gli altri settori si percorrerà la stessa
strada (come sta avvenendo in questi giorni per i lavoratori del pubblico
impiego).
Con questa firma la direzione della Fiom,
nel segno di una ritrovata unità sindacale con Fim e Uilm, capitola davanti a
tutte le richieste di Federmeccanica (questione salariale compresa) e chiude
definitivamente una stagione di “opposizione” di facciata alle politiche
padronali e dei governi. Il vero volto di Landini e della direzione Fiom, con
cui hanno sempre ingannato i lavoratori, si smaschera definitivamente. Del
resto, la strada era già stata tracciata fin dalla questione del contratto
aziendale di Fca (ex Fiat) sottoscritto da Fim e Uilm, quando i dirigenti della
Fiom si dissero contrari al contratto, ma poi rinunciarono alla
lotta.
Il segretario generale Landini in
realtà ha sempre saputo da che parte stare. Al di là delle parole e delle
arringhe – che hanno ingannato molti lavoratori – Landini e la burocrazia Fiom
si sono sempre rifiutati di mettere in campo un’azione conflittuale e di lotta
di ampie dimensioni. Per difendere gli operai bisognava mobilitare i lavoratori,
arrivare allo scontro di classe duro, verificare i rapporti di forza in campo
per provare quantomeno a respingere le proposte dei padroni e costringerli a
fare dei passi indietro. Si è scelta evidentemente un'altra strada: Landini ha
preferito riallinearsi col resto della dirigenza della Cgil, sacrificando gli
interessi dei lavoratori per i probabili futuri scranni dorati nell’apparato del
più grande sindacato italiano. Anche Fim e Uilm hanno gravi responsabilità, ma
questo già si sapeva: le loro direzioni avevano capitolato molto prima, come
dimostra la già citata vertenza Fca, tanto che la stessa dirigenza Fiom, che ora
si vanta di aver ritrovato intesa e unità con loro, le aveva definite
filo-padronali.
Gli operai
devono respingere questo accordo nelle fabbriche e nelle
piazze
Ora i lavoratori saranno chiamati a
giudicare questo accordo con voto segreto il 18-19-20 dicembre. I lavoratori col
loro voto possono dare un segnale forte, possono dimostrare a questi burocrati,
interessati più alla loro carriera che ai reali interessi della classe, che non
si gioca sulla loro pelle. Pertanto invitiamo gli operai e i delegati in
fabbrica a non farsi ingannare dalle lusinghe dei propri dirigenti sindacali e
spiegare ai loro colleghi e colleghe come stanno realmente le cose, mettendo in
risalto nelle varie assemblee che si terranno nei prossimi giorni tutti gli
aspetti negativi di questo accordo, dando una chiara indicazione di voto
contrario.
La battaglia per il No al contratto va
organizzata con comitati di lotta e accompagnata e seguita da un rilancio delle
mobilitazioni unitaria dei lavoratori di ogni settore, tutti colpiti
direttamente o indirettamente da questo attacco. Trasformiamo questa vergognosa
capitolazione delle burocrazie sindacali in un'occasione di ripresa delle
mobilitazioni contrattaccando i padroni e il loro governo.
Lavoratori e lavoratrici
metalmeccanici: votate no!
Riprendiamo la mobilitazione per un giusto contratto dalla parte dei lavoratori!
Riprendiamo la mobilitazione per un giusto contratto dalla parte dei lavoratori!
(*) Operaio Fiom.
Dipartimento sindacale Pdac