Partito di Alternativa Comunista

CONTRATTO DEI METALMECCANICI

Contratto dei metalmeccanici Il padronato incassa
Costruiamo un fronte unitario per il No nelle fabbriche e negli uffici
 
 
Francesco Doro (*)
 
Nonostante la radicalità espressa dai lavoratori della categoria più combattiva dell’industria, Fim Fiom e Uilm domenica 20 gennaio, con la mediazione del ministro del Lavoro Cesare Damiano, hanno siglato l’accordo con Federmeccanica per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, comprensivo della parte economica e normativa.
Un ennesimo tradimento del sindacato nei confronti dei lavoratori. Il nostro giudizio sul contratto è negativo, un giudizio motivato dai contenuti fortemente regressivi dell’ipotesi di accordo, che non solo fanno fare un salto indietro alla nostra classe di riferimento in termini salariali e normativi, ma che ha immediate ricadute politico-sindacali all’interno della Fiom-Cgil e più in generale nella stessa Cgil. Infatti, apponendo la sua firma al testo il segretario generale della Fiom-Cgil, Rinaldini, ha rinunciato alla battaglia per la difesa degli interessi immediati dei lavoratori. Il centro della Fiom di Rinaldini scioglie pertanto la sua ambiguità cedendo alle pressioni della destra interna di Durante e della maggioranza in Cgil di Epifani, mentre giustamente la sinistra sindacale della Rete 28 aprile dissentiva, con il voto contrario nel Comitato Centrale della Fiom.
Subito dopo la firma, i maggiori esponenti di Confindustria, del governo, di Cgil, Cisl e Uil esprimevano la loro soddisfazione per l’accordo che accoglie lo scambio tra “salario e produttività”, annunciavano la messa in soffitta del Ccnl, definito un “modello arcaico”, e rilanciavano il tavolo per la riforma del modello contrattuale. La crisi del governo, caduto il 24 gennaio sotto il peso dell’immondizia e del clan familiar-politico-affaristico del ministro della Giustizia, probabilmente “ritarderà” la riunione del tavolo concertativo.
Nessuna delle rivendicazioni più qualificanti della piattaforma, nel complesso insufficiente e debole, è stata ottenuta. Anzi, è stato discusso il testo presentato da Federmeccanica, definito “irricevibile” solo una settimana prima dell’accordo.
L’ipotesi di accordo vede l’accettazione da parte della burocrazia sindacale di un aumento salariale insufficiente, una maggiore flessibilità, un aumento dell’orario di lavoro, in sintesi un contratto bidone! Vediamone i contenuti essenziali.
 
Precarietà, orario, inquadramento professionale
Per i lavoratori precari ci sarebbe la conferma a tempo indeterminato solo per coloro che nella stessa azienda e nella stessa mansione la somma del periodo interinale e a termine superi i 44 mesi. Per i soli contratti a termine si applica quanto previsto dalla legge, 36 mesi più una proroga, mentre per i lavoratori interinali non c’è nessun limite temporale.Nel testo firmato non sono previsti né percentuali, né tetti massimi, né garanzie di priorità nelle assunzioni per i lavoratori precari. Nessun accenno neppure a garanzie occupazionali in caso di cessione di ramo d’azienda o modifiche nella catena delle aziende d’appalto. Nella sostanza viene recepito l’accordo, poi convertito in legge, del 23 luglio 2007. Per quanto riguarda l'orario di lavoro, le ore di lavoro straordinario, esenti da contrattazione e quindi nella piena disponibilità padronale, aumentano di otto ore, passando da 32 a 40 ore nelle imprese sopra i 200 dipendenti (i sabati comandati passano da 4 a 5), da 40 a 48 ore nelle imprese sotto i 200 dipendenti (i sabati comandati passano da 5 a 6). Inoltre, uno dei sette Par (Permessi annui retribuiti, corrispondenti alle festività soppresse) a fruizione collettiva può essere spostato all’anno successivo oppure monetizzato in maniera individuale. L’orario plurisettimanale, precedentemente previsto per le sole aziende stagionali, viene esteso a tutte le aziende. Infine si prevede la possibilità di trasformare, previo accordo con le Rsu, le 64 ore di flessibilità in straordinario, che per legge è stato defiscalizzato e quindi più conveniente per le aziende. Nel complesso quindi l’orario di lavoro aumenta! Dopo oltre 35 anni viene ripristinata la categoria 3° Erp (ex 3+ degli anni ’50), abolita dalle lotte operaie degli anni ’70 per garantire il passaggio dalla 3° alla 4° categoria. Questa categoria intermedia serviva appunto per congelare il passaggio dalla 3° alla 4° categoria. Inoltre viene prevista una categoria 5° Super per operai ed impiegati. La parificazione operai-impiegati comporta l’allungamento del periodo di prova (per il 3° livello da 12 giorni a un mese e mezzo, per il 4° livello a tre mesi, ecc) e del periodo di preavviso per le dimissioni degli operai. Per gli stessi il giorno di ferie in più si ottiene dopo dieci anni, cinque giorni di ferie dopo diciotto anni di lavoro. In compenso il padronato ottiene due giorni di lavoro subito!
 
Parte salariale e sicurezza sul lavoro
L’ipotesi di accordo introduce il salario d’ingresso per i nuovi assunti, che quindi subiranno, oltre al prolungamento del periodo di prova, anche il calo della retribuzione. La paga degli operai per effetto della parificazione con gli impiegati diviene mensile e non più oraria, tale passaggio porta ad una perdita di 11 ore e 20 minuti annui di retribuzione, pari a 5 € netti al mese in meno. Questi saranno garantiti agli operai attualmente in forza, ma non saranno garantiti ai nuovi assunti. I 127 € parametrati su due anni (la vigenza della parte economica del contratto in base all’accordo del luglio 1993) si riducono a 97 € al 5° livello, 94 € al 4° livello e 87 € al 3° livello (questi ultimi costituiscono la componente più numerosa della categoria). I 127 € spalmati in 30 mesi - per la seconda volta infatti si accetta di allungare il contratto di sei mesi venendo incontro alla richiesta padronale e governativa della triennalizzazione - saranno divisi in tre trance che, parametrati al 5° livello, sono: 60 € il primo gennaio 2008, 37 € il primo gennaio 2009, gli ultimi 30 € il primo settembre 2009.
Inoltre è prevista una tantum di 300 € comprensiva della indennità di vacanza contrattuale. Infine, per i lavoratori che hanno solo la retribuzione contrattuale nazionale, l’elemento perequativo sarà di 260 € che verranno erogati nel mese di giugno. Nel complesso l’aumento salariale è distante dalla piattaforma contrattuale (si era detto che non si sarebbe andati sotto i 101 € al 3° livello) e assolutamente insufficiente a recuperare il potere d’acquisto dei salari, in forte decremento da oltre un decennio e tra i più bassi in Europa.
Il complesso di fattori economici e normativi sopra sommariamente descritti ci permette di poter dire che gli infortuni e le malattie professionali non subiranno un decremento, anzi per effetto dell’aumento della precarietà, delle ore di lavoro, dei bassi salari assisteremo ancora una volta alla drammatica mattanza giornaliera. Le informazioni che i lavoratori e le Rls riceveranno ogni sei mesi, le maggiore ore a disposizione delle Rls (da 40 a 50 ore nelle imprese tra 50 e 100 dipendenti, da 40 a 70 ore nelle imprese con oltre 100 dipendenti) sono importanti, ma insufficienti, stante l’aggravio dei fattori normativi e salariali, a invertire la triste realtà dei morti sul lavoro.
 
L’assemblea e il referendum
La Rete 28 aprile negli organismi della Fiom si è espressa contro l’accordo, Giorgio Cremaschi si è dimesso dall’Ufficio sindacale, la struttura che fa i contratti. Un fatto importante, ma adesso si tratta di organizzare in questa importante categoria, e quindi in tutta la Cgil, l’opposizione della sinistra sindacale, tanto più dopo che Rinaldini ha aperto alle proposte di Cgil, Cisl e Uil in merito alla contrattazione di secondo livello, funzionale alla modifica del modello contrattuale. Per giustificare la firma, diversi esponenti della maggioranza della Fiom hanno sostenuto che quello firmato è il migliore compromesso possibile, che è stato fermato l’assalto di Federmeccanica all’istituto del contratto, che è stato scongiurato il lodo governativo. In realtà è emersa la debolezza politica e sindacale della direzione che fa riferimento a Rinaldini che non ha voluto mobilitare i lavoratori contro il governo, un governo che non avrebbe avuto la forza di contrapporsi frontalmente con il lodo ai metalmeccanici, anzi in quel caso sarebbe caduto da sinistra e non da destra come è avvenuto, e contro i padroni, stretti tra la crisi capitalistica che avanza e la necessità di mantenere le quote di mercato.
Il 23 gennaio l’Assemblea dei 500, costituita da una platea di delegati cooptati dalle burocrazie sindacali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, ha approvato a maggioranza (sei voti contro e quattro astenuti) l’ipotesi di accordo e convocato nei giorni 25, 26, 27 febbraio 2008 il referendum tra tutti i lavoratori metalmeccanici, il 28 gennaio partiranno le assemblee nei territori e nei luoghi di lavoro.
Il Partito di Alternativa Comunista, attraverso i suoi militanti, spiegherà ai lavoratori la natura regressiva del contratto e la necessità di organizzare unitariamente con tutte le forze disponibili la battaglia perché il No all’ipotesi di accordo. Proprio perché un altro contratto era ed è possibile, ma anche per mantenere aperta la prospettiva della costruzione di un altro modello sindacale: conflittuale e di classe.
 
 
*Comitato Direttivo Fiom Veneto; Coord. reg. del Veneto "Rete 28 Aprile"

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