Contratto dei
metalmeccanici Il padronato
incassa
Costruiamo un fronte unitario per il No nelle
fabbriche e negli uffici
Nonostante la radicalità espressa dai
lavoratori della categoria più combattiva dell’industria, Fim Fiom e Uilm
domenica 20 gennaio, con la mediazione del ministro del Lavoro Cesare Damiano,
hanno siglato l’accordo con Federmeccanica per il rinnovo del Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro, comprensivo della parte economica e normativa.
Un ennesimo tradimento del sindacato nei confronti dei lavoratori. Il nostro
giudizio sul contratto è negativo, un giudizio motivato dai contenuti fortemente
regressivi dell’ipotesi di accordo, che non solo fanno fare un salto indietro
alla nostra classe di riferimento in termini salariali e normativi, ma che ha
immediate ricadute politico-sindacali all’interno della Fiom-Cgil e più in
generale nella stessa Cgil. Infatti, apponendo la sua firma al testo il
segretario generale della Fiom-Cgil, Rinaldini, ha rinunciato alla battaglia per
la difesa degli interessi immediati dei lavoratori. Il centro della Fiom di
Rinaldini scioglie pertanto la sua ambiguità cedendo alle pressioni della destra
interna di Durante e della maggioranza in Cgil di Epifani, mentre giustamente la
sinistra sindacale della Rete 28 aprile dissentiva, con il voto contrario nel
Comitato Centrale della Fiom.
Subito dopo la firma, i maggiori esponenti di Confindustria, del governo, di Cgil, Cisl e Uil esprimevano la loro soddisfazione per l’accordo che accoglie lo scambio tra “salario e produttività”, annunciavano la messa in soffitta del Ccnl, definito un “modello arcaico”, e rilanciavano il tavolo per la riforma del modello contrattuale. La crisi del governo, caduto il 24 gennaio sotto il peso dell’immondizia e del clan familiar-politico-affaristico del ministro della Giustizia, probabilmente “ritarderà” la riunione del tavolo concertativo.
Nessuna delle rivendicazioni più qualificanti della piattaforma, nel complesso insufficiente e debole, è stata ottenuta. Anzi, è stato discusso il testo presentato da Federmeccanica, definito “irricevibile” solo una settimana prima dell’accordo.
L’ipotesi di accordo vede l’accettazione da parte della burocrazia sindacale di un aumento salariale insufficiente, una maggiore flessibilità, un aumento dell’orario di lavoro, in sintesi un contratto bidone! Vediamone i contenuti essenziali.
Subito dopo la firma, i maggiori esponenti di Confindustria, del governo, di Cgil, Cisl e Uil esprimevano la loro soddisfazione per l’accordo che accoglie lo scambio tra “salario e produttività”, annunciavano la messa in soffitta del Ccnl, definito un “modello arcaico”, e rilanciavano il tavolo per la riforma del modello contrattuale. La crisi del governo, caduto il 24 gennaio sotto il peso dell’immondizia e del clan familiar-politico-affaristico del ministro della Giustizia, probabilmente “ritarderà” la riunione del tavolo concertativo.
Nessuna delle rivendicazioni più qualificanti della piattaforma, nel complesso insufficiente e debole, è stata ottenuta. Anzi, è stato discusso il testo presentato da Federmeccanica, definito “irricevibile” solo una settimana prima dell’accordo.
L’ipotesi di accordo vede l’accettazione da parte della burocrazia sindacale di un aumento salariale insufficiente, una maggiore flessibilità, un aumento dell’orario di lavoro, in sintesi un contratto bidone! Vediamone i contenuti essenziali.
Precarietà, orario, inquadramento
professionale
Per i lavoratori precari ci sarebbe la
conferma a tempo indeterminato solo per coloro che nella stessa azienda e nella
stessa mansione la somma del periodo interinale e a termine superi i 44
mesi. Per i soli contratti a termine si applica quanto previsto dalla legge, 36
mesi più una proroga, mentre per i lavoratori interinali non c’è nessun limite
temporale.Nel
testo firmato non sono previsti né percentuali, né tetti massimi, né garanzie di
priorità nelle assunzioni per i lavoratori precari. Nessun accenno neppure a
garanzie occupazionali in caso di cessione di ramo d’azienda o modifiche nella
catena delle aziende d’appalto. Nella sostanza viene recepito l’accordo, poi
convertito in legge, del 23 luglio 2007.
Per quanto riguarda l'orario di
lavoro, le ore di lavoro straordinario, esenti da contrattazione e quindi nella
piena disponibilità padronale, aumentano di otto ore, passando da 32 a 40 ore
nelle imprese sopra i 200 dipendenti (i sabati comandati passano da 4 a 5), da
40 a 48 ore nelle imprese sotto i 200 dipendenti (i sabati comandati passano da
5 a 6). Inoltre, uno dei sette Par (Permessi annui retribuiti, corrispondenti
alle festività soppresse) a fruizione collettiva può essere spostato all’anno
successivo oppure monetizzato in maniera individuale. L’orario plurisettimanale,
precedentemente previsto per le sole aziende stagionali, viene esteso a tutte le
aziende. Infine si prevede la possibilità di trasformare, previo accordo con le
Rsu, le 64 ore di flessibilità in straordinario, che per legge è stato
defiscalizzato e quindi più conveniente per le aziende. Nel complesso quindi
l’orario di lavoro aumenta!
Dopo oltre 35 anni viene ripristinata la
categoria 3° Erp (ex 3+ degli anni ’50), abolita dalle lotte operaie degli anni
’70 per garantire il passaggio dalla 3° alla 4° categoria. Questa categoria
intermedia serviva appunto per congelare il passaggio dalla 3° alla 4°
categoria. Inoltre viene prevista una categoria 5° Super per operai ed
impiegati. La parificazione operai-impiegati comporta l’allungamento del periodo
di prova (per il 3° livello da 12 giorni a un mese e mezzo, per il 4° livello a
tre mesi, ecc) e del periodo di preavviso per le dimissioni degli operai. Per
gli stessi il giorno di ferie in più si ottiene dopo dieci anni, cinque giorni
di ferie dopo diciotto anni di lavoro. In compenso il padronato ottiene due
giorni di lavoro subito!
Parte salariale e sicurezza sul
lavoro
L’ipotesi di accordo introduce il salario
d’ingresso per i nuovi assunti, che quindi subiranno, oltre al prolungamento del
periodo di prova, anche il calo della retribuzione. La paga degli operai per
effetto della parificazione con gli impiegati diviene mensile e non più oraria,
tale passaggio porta ad una perdita di 11 ore e 20 minuti annui di retribuzione,
pari a 5 € netti al mese in meno. Questi saranno garantiti agli operai
attualmente in forza, ma non saranno garantiti ai nuovi assunti. I 127 €
parametrati su due anni (la vigenza della parte economica del contratto in base
all’accordo del luglio 1993) si riducono a 97 € al 5° livello, 94 € al 4°
livello e 87 € al 3° livello (questi ultimi costituiscono la componente più
numerosa della categoria). I 127 € spalmati in 30 mesi - per la seconda volta
infatti si accetta di allungare il contratto di sei mesi venendo incontro alla
richiesta padronale e governativa della triennalizzazione - saranno divisi in
tre trance che, parametrati al 5° livello, sono: 60 € il primo gennaio 2008, 37
€ il primo gennaio 2009, gli ultimi 30 € il primo settembre 2009.
Inoltre è prevista una tantum di 300 € comprensiva della indennità di vacanza contrattuale. Infine, per i lavoratori che hanno solo la retribuzione contrattuale nazionale, l’elemento perequativo sarà di 260 € che verranno erogati nel mese di giugno. Nel complesso l’aumento salariale è distante dalla piattaforma contrattuale (si era detto che non si sarebbe andati sotto i 101 € al 3° livello) e assolutamente insufficiente a recuperare il potere d’acquisto dei salari, in forte decremento da oltre un decennio e tra i più bassi in Europa.
Il complesso di fattori economici e normativi sopra sommariamente descritti ci permette di poter dire che gli infortuni e le malattie professionali non subiranno un decremento, anzi per effetto dell’aumento della precarietà, delle ore di lavoro, dei bassi salari assisteremo ancora una volta alla drammatica mattanza giornaliera. Le informazioni che i lavoratori e le Rls riceveranno ogni sei mesi, le maggiore ore a disposizione delle Rls (da 40 a 50 ore nelle imprese tra 50 e 100 dipendenti, da 40 a 70 ore nelle imprese con oltre 100 dipendenti) sono importanti, ma insufficienti, stante l’aggravio dei fattori normativi e salariali, a invertire la triste realtà dei morti sul lavoro.
Inoltre è prevista una tantum di 300 € comprensiva della indennità di vacanza contrattuale. Infine, per i lavoratori che hanno solo la retribuzione contrattuale nazionale, l’elemento perequativo sarà di 260 € che verranno erogati nel mese di giugno. Nel complesso l’aumento salariale è distante dalla piattaforma contrattuale (si era detto che non si sarebbe andati sotto i 101 € al 3° livello) e assolutamente insufficiente a recuperare il potere d’acquisto dei salari, in forte decremento da oltre un decennio e tra i più bassi in Europa.
Il complesso di fattori economici e normativi sopra sommariamente descritti ci permette di poter dire che gli infortuni e le malattie professionali non subiranno un decremento, anzi per effetto dell’aumento della precarietà, delle ore di lavoro, dei bassi salari assisteremo ancora una volta alla drammatica mattanza giornaliera. Le informazioni che i lavoratori e le Rls riceveranno ogni sei mesi, le maggiore ore a disposizione delle Rls (da 40 a 50 ore nelle imprese tra 50 e 100 dipendenti, da 40 a 70 ore nelle imprese con oltre 100 dipendenti) sono importanti, ma insufficienti, stante l’aggravio dei fattori normativi e salariali, a invertire la triste realtà dei morti sul lavoro.
L’assemblea e il
referendum
La Rete 28 aprile negli organismi della Fiom
si è espressa contro l’accordo, Giorgio Cremaschi si è dimesso dall’Ufficio
sindacale, la struttura che fa i contratti. Un fatto importante, ma adesso si
tratta di organizzare in questa importante categoria, e quindi in tutta la Cgil,
l’opposizione della sinistra sindacale, tanto più dopo che Rinaldini ha aperto
alle proposte di Cgil, Cisl e Uil in merito alla contrattazione di secondo
livello, funzionale alla modifica del modello contrattuale. Per giustificare la
firma, diversi esponenti della maggioranza della Fiom hanno sostenuto che quello
firmato è il migliore compromesso possibile, che è stato fermato l’assalto di
Federmeccanica all’istituto del contratto, che è stato scongiurato il lodo
governativo. In realtà è emersa la debolezza politica e sindacale della
direzione che fa riferimento a Rinaldini che non ha voluto mobilitare i
lavoratori contro il governo, un governo che non avrebbe avuto la forza di
contrapporsi frontalmente con il lodo ai metalmeccanici, anzi in quel caso
sarebbe caduto da sinistra e non da destra come è avvenuto, e contro i padroni,
stretti tra la crisi capitalistica che avanza e la necessità di mantenere le
quote di mercato.
Il 23 gennaio l’Assemblea dei 500, costituita da una platea di delegati cooptati dalle burocrazie sindacali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, ha approvato a maggioranza (sei voti contro e quattro astenuti) l’ipotesi di accordo e convocato nei giorni 25, 26, 27 febbraio 2008 il referendum tra tutti i lavoratori metalmeccanici, il 28 gennaio partiranno le assemblee nei territori e nei luoghi di lavoro.
Il Partito di Alternativa Comunista, attraverso i suoi militanti, spiegherà ai lavoratori la natura regressiva del contratto e la necessità di organizzare unitariamente con tutte le forze disponibili la battaglia perché il No all’ipotesi di accordo. Proprio perché un altro contratto era ed è possibile, ma anche per mantenere aperta la prospettiva della costruzione di un altro modello sindacale: conflittuale e di classe.
Il 23 gennaio l’Assemblea dei 500, costituita da una platea di delegati cooptati dalle burocrazie sindacali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, ha approvato a maggioranza (sei voti contro e quattro astenuti) l’ipotesi di accordo e convocato nei giorni 25, 26, 27 febbraio 2008 il referendum tra tutti i lavoratori metalmeccanici, il 28 gennaio partiranno le assemblee nei territori e nei luoghi di lavoro.
Il Partito di Alternativa Comunista, attraverso i suoi militanti, spiegherà ai lavoratori la natura regressiva del contratto e la necessità di organizzare unitariamente con tutte le forze disponibili la battaglia perché il No all’ipotesi di accordo. Proprio perché un altro contratto era ed è possibile, ma anche per mantenere aperta la prospettiva della costruzione di un altro modello sindacale: conflittuale e di classe.
*Comitato Direttivo Fiom Veneto; Coord. reg. del
Veneto "Rete 28 Aprile"