Assemblea Fiom
LANDINI PROPONE AI PADRONI
DI "RAFFREDDARE" IL CONFLITTO
di Alberto Madoglio
L’assemblea nazionale
dei delegati Fiom svoltasi a Cervia lo scorso weekend ha fatto chiarezza su
quella che è realmente la linea di Landini e della burocrazia che dirige il
sindacato dei metalmeccanici. Nell’intervento e nelle conclusioni Landini ha infatti
per una volta scoperto le carte.
Dopo avere per messi
interpretato il ruolo del sindacalista integerrimo che non si piegava davanti
agli attacchi sferrati da governo e padroni, a Cervia ha tolto ogni dubbio (o
dovrebbe averlo fatto) su come concepisce il rapporto con il padronato che sta
ferocemente attaccando i lavoratori.
Dopo il successo dello
sciopero generale del 6 settembre, dopo la conferma da parte della Cgil
dell’accordo del 28 giugno che nei fatti distrugge il contratto nazionale di
lavoro, con l’approssimarsi di un autunno di inevitabile scontro con le
politiche antioperaie a antipolari del governo, il segretario dei
metalmeccanici propone nei fatti una resa senza combattere.
La proposta avanzata
alla controparte industriale di un “raffreddamento del conflitto”, cioè il
blocco degli scioperi e di ogni rivendicazione radicale, in cambio di una
disponibilità dei padroni a discutere con la Fiom, non può che generare rabbia
e stupore tra tutti quei lavoratori, non solo metalmeccanici, che avevano riposto
speranze in Landini.
Come Pdac siamo stati
i soli che fin da subito hanno evidenziato come la presunta radicalità del
gruppo dirigente della Fiom, da tanti esaltata nell'ultimo anno, fosse in
realtà il risultato di una situazione particolare, prodotto di due elementi. Primo,
la deriva sempre più moderata della Cgil, il cui gruppo dirigente maggioritario
lavora in tandem col Pd, con quest'ultimo proteso ad accreditarsi presso le
classi dominanti come una affidabile forza liberale che potrebbe tornare (dopo
il servizio già reso con i due governi Prodi) a sostituire Berlusconi
garantendo al padronato migliori profitti: ciò ha reso necessaria una parziale
differenziazione della Fiom. Secondo, l'attacco padronale guidato dalla Fiat,
teso a marginalizzare il più importante sindacato dei metalmeccanici, ha pure
reso necessaria una levata di scudi.
Di questo solo si
trattava, non certo di una svolta combattiva della burocrazia guidata da
Landini. Questo, ripetiamolo, abbiamo detto e ripetuto da tempo: mentre tutta
la sinistra (senza eccezioni, incluse le sue appendici centriste) esaltava o
sosteneva acriticamente Landini.
Già da tempo
segnalavamo come, per chi avesse voluto vedere, c'erano chiari segni del reale
corso landiniano. Ad esempio, il caso dell’accordo siglato dalle Rsu Fiom alla
Fiat di Grugliasco con il sostanziale via libera di Landini e Airaudo era una
prima avvisaglia di quale fosse la reale volontà della direzione Fiom.
Ora la controsvolta di
Cervia chiarisce le cose e costringe alcuni a... stupirsi e a differenziarsi,
peraltro molto parzialmente, dalla maggioranza dirigente della Fiom.
Proprio mentre il governo
Berlusconi è nel suo massimo momento di difficoltà, quando aumentano le voci e
le possibilità che la crisi del berlusconismo sfoci in un governo di unità
nazionale o in nuove elezioni che portino al ricambio col centrosinistra, il
tempo dei trucchi e delle finzioni è terminato. Così il gruppo dirigente della
Fiom rassicura il padronato che nulla avrà da temere, su questo fronte, nel
caso la crisi politica dovesse precipitare. In un futuro governo di
centrosinistra ognuno farà la sua parte: il Pd (con la Cgil) a gestire le
politiche anti-operaie e la concertazione, mentre Sel di Vendola e la Fiom (i
cui principali dirigenti sono vendoliani) spegneranno ogni incendio che dovesse
scoppiare nelle piazze. Appunto: "raffredderanno" il conflitto
sociale.
Non a caso, Susanna
Camusso ha apprezzato la nuova linea dei metalmeccanici. Certo, dovrà subire
ancora per un po’ le polemiche contro l’accordo del 28 giugno, ma sa benissimo
che si tratta solo di un gioco delle parti.
A Cervia la sinistra
Cgil nei fatti è morta. Lo era già da tempo nella sostanza, ora lo è anche
nella forma.
Quanto alle appendici
critiche della sinistra Cgil, vedi Giorgio Cremaschi, pestano un po' i piedi. Ma
anche questo rientra nella consueta recita a soggettto. E' ora di finirla con
il gioco delle parti. Alla chiarezza dei burocrati sindacali liberali e
socialdemocratici, alle lamentele dei "critici" che fanno appelli a
impossibili sintesi superiori (vedi dichiarazione di Bellavita e di Cremaschi),
si deve contrapporre la chiarezza.
Dopo Cervia diventa
sempre più indispensabile lottare per la nascita di una vera sinistra sindacale
anticapitalista, che può nascere solo se si riuniranno, nel vivo delle lotte
d'autunno, tutte le avanguardie combattive presenti non solo nella Cgil ma
anche nei sindacati extraconfederali e che di quest’ultimi non accettano le
pratiche antidemocratiche e nei fatti rinunciatarie per quanto riguarda le
rivendicazioni politico-sindacali. Senza una unione tra tutto il sindacalismo
classista e combattivo non sarà possibile infrangere gli ostacoli di cui le
burocrazie sindacali riempiono la via per impedire un'ascesa delle lotte. In
questa prospettiva, di importanza centrale saranno le migliaia di attivisti
della Fiom che da anni dimostrano una grande combattività che regolarmente
viene tradita non solo dai vertici della Cgil ma anche da quelli della stessa
Fiom. Come ha dimostrato Landini a Cervia.