Alitalia: una lotta dirompente con centinaia di lavoratrici in prima linea
Intervista a Simona, assistente di volo
La vertenza Alitalia sta infiammando da mesi le piazze italiane e ovunque, in testa alle manifestazioni, troviamo le lavoratrici del comparto aereo nazionale. La nostra redazione web ha intervistato Simona, assistente di volo, in prima linea nelle grandi manifestazioni dei lavoratori Alitalia.
Partiamo con il ringraziarti per la disponibilità concessa durante questo susseguirsi di iniziative di lotta che vi vede impegnati ogni settimana. Simona, per prima cosa ti vorremmo chiedere che sensazioni e stato d’animo stai vivendo in quella che possiamo considerare una delle lotte più importanti al momento in Italia?
Grazie a voi per la possibilità di raccontare qualcosa in più sulla questione Alitalia che gli organi di informazione convenzionali colpevolmente ignorano. Devo essere sincera, mi sento molto frustrata nel constatare che la voce dei lavoratori continua a fare una grandissima fatica ad essere ascoltata. Però in questa nuova stagione di lotta per i nostri diritti sento che tra i colleghi è cresciuta una nuova consapevolezza e una voglia crescente di rendersi parte attiva nel confronto, probabilmente perché c’è molta delusione nell’operato dei sindacati confederali non più fedeli al loro mandato di tutela di tutte e tutti noi lavoratrici e lavoratori.
Spesso dai media mainstream sentiamo parlare dei privilegi dei lavoratori Alitalia quando la storia ci racconta invece di licenziamenti, cassa integrazione e contratti a perdere. Ci potresti spiegare quali sono le reali condizioni di lavoro che attanagliano da sempre i lavoratori e le lavoratrici Alitalia?
Difficile poter spiegare quali sono le nostre reali condizioni di lavoro perché il discorso è molto complesso e differenziato tra i diversi settori di lavoratori all’interno dell’azienda.
Come assistente di volo, però, posso descrivervi a grandi linee il mio contratto: noi lavoriamo a cottimo cioè guadagniamo in base a quanto voliamo e quel guadagno è tassato ma non considerato ai fini retributivi. I contributi vengono calcolati sulla voce della paga base definita dagli scatti di anzianità, tra l’altro bloccati da anni a causa delle malefatte della gestione Ethiad. Personalmente, la mia paga base è di circa 860 euro lordi con 14 anni di anzianità... Negli ultimi 20 anni i rinnovi contrattuali sono stati sempre e solo peggiorativi: le ore di lavoro vengono pagate tutte allo stesso modo, non viene riconosciuto il lavoro nei giorni festivi e il lavoro notturno, e i nostri turni posso essere estesi fino a 14 ore di servizio così come previsto dalla legge.
La nostra pausa pranzo o cena è di 15 minuti e nella pratica difficilmente si riesce ad ottenere perché i ritmi sono sempre piuttosto serrati. La richiesta delle ferie va presentata molti mesi prima ma l’assegnazione del periodo prescelto è comunque a discrezione dell’azienda, tra maggio e settembre non possiamo avere più di 10 giorni di ferie; ogni 3 giorni di ferie viene «assorbito» un giorno di riposo. Infine, nonostante a bordo siamo perennemente soggetti a radiazioni cosmiche e a scompensi fisici dati dalla pressurizzazione dell’aereo, il nostro lavoro non è più riconosciuto come «lavoro usurante» e questo la dice lunga sulla strada del rispetto dei lavoratori intrapresa dalla politica e dai sindacati.
È veramente emozionante vedere molte donne alla testa di questa lotta; pensi che tanta determinazione sia anche una risposta all’oppressione di genere che le donne subiscono anche nell’ambito di lavoro?
Le donne hanno sempre lottato, nonostante le sopraffazioni, le discriminazioni e gli abusi di potere indotti dal maschilismo. Indubbiamente la determinazione viene dalla consapevolezza, maturata nel corso della storia moderna, dell’impatto della forza produttiva femminile nella società e questo non può prescindere anche dal ruolo determinante della donna nella gestione dell’economia e della vita familiare.
Non sono apparentemente percepibili esplicite discriminazioni di genere oggettive all’interno del mio settore di lavoro in Alitalia, poiché abbiamo tutte le stesse possibilità di carriera e percepiamo lo stesso salario dei nostri colleghi... ma è altrettanto innegabile il fatto che il patriarcato perdura in ogni settore e sotto forme diverse ponendo le donne in una situazione di svantaggio generale. Per fare un esempio attuale, la somma di cassa integrazione che stiamo percependo prende come riferimento un anno di lavoro ben preciso, le lavoratrici madri che in quell’anno di riferimento erano in maternità oggi ricevono una cifra ridicola e questo è assurdo perché la maternità viene considerata in maniera discriminatoria invece che come una «ricchezza» per tutti!Detto questo, io e tante altre mie colleghe siamo alla testa di questa lotta al fianco di tanti altri lavoratori per rivendicare innanzitutto il diritto al lavoro così come dovrebbe essere stabilito dall’articolo 1 della costituzione. Di certo non sto a casa ad aspettare che qualcuno lotti per me!
Durante la lotta Alitalia stanno avvenendo molti scambi di solidarietà con lavoratori di altri settori, pensi sia questa la giusta strada, ossia l’unità dei lavoratori, per combattere contro il governo Draghi e in generale contro questo sistema basato sullo sfruttamento e sulle oppressioni?
Assolutamente sì! Credo fortemente nella condivisione delle lotte per rivendicare diritti e salario per tutte e tutti. Prima, però, i lavoratori devono prendere coscienza del potere di contrattazione che questa unione può dare loro, al di là delle ambizioni individuali o degli interessi specifici, bisogna cominciare a credere che solo con la solidarietà tra le diverse categorie di lavoratori si potranno ottenere più diritti e depotenziare le capacità di sfruttamento del sistema capitalistico, che ci vorrebbe divisi non solo tra settori di lavoro ma anche tra donne e uomini o tra nativi ed immigrati attraverso l’uso del maschilismo e del razzismo.