Alitalia e Telecom:
due fronti che incendiano la lotta di classe
(volantino diffuso dal Pdac)
La decisa risposta dei lavoratori Alitalia con il No ai piani padronali ha spiazzato un po’ tutti. Il padronato parassitario di Alitalia è rimasto sgomento per due motivi: 1) Non si aspettavano una reazione negativa né così compatta: i lavoratori ingaggiano battaglia con la controparte. Si piazzano bastoni tra le ruote nelle trattative per la vendita della compagnia, resa meno appetibile a possibili acquirenti, egualmente rapaci come l’attuale proprietà. 2) Il padronato confidava nel ruolo di freno alle lotte delle burocrazie sindacati confederali, appaltate proprio per questo: mistificare la situazione scaricando sui lavoratori la responsabilità dell’ingordigia padronale e della pochezza imprenditoriale; e agire come cinghia di trasmissione del ricatto schiavitù o licenziamento. L’aggiramento delle burocrazie le esautora dal loro ruolo di famigli del padronato.
Inizia a farsi incandescente anche la lotta dei lavoratori delle telecomunicazioni: Tim, Almaviva e tanti altri, oppressi dal padronato che tenta di imporre norme peggiorative del Jobs Act, come una sorta di cottimo e riduzioni salariali in un contesto di licenziamenti e trasferimenti di interi settori all’estero. Già a febbraio uno sciopero nazionale delle Tlc ha scavalcato le attività di pompieraggio dei sindacati confederali, gettando le premesse per uno scontro duraturo e frontale col padronato.
La resistenza dei lavoratori inizia a farsi significativa. In Italia agli scioperi si stanno moltiplicando in tutti i settori, non solo in quello più avanzato della logistica, che rimane all’avanguardia per durezza di scontro e densità di contenuti. I sindacati confederali vedono ridursi gli spazi di rimaneggiamento, freno e boicottaggio delle lotte che in tanti anni li hanno visti spadroneggiare a danno dei diritti dei lavoratori sotto attacco ad opera dei datori di lavoro pubblici e privati.
La repressione padronale colpisce gli attivisti sindacali, con licenziamenti punitivi e denunce. Rilanciare le lotte significa anche non lasciarli in mano ai padroni.
Questo è il momento di organizzarsi per collegare tra loro le lotte, riunificare gli sfruttati su obbiettivi comuni: aumenti salariali, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, diritto alle pause e alla dignità sul lavoro, ferie, permessi, congedi e rappresentatività sindacale al di fuori del Testo Unico sulla Rappresentanza, indegno strumento di coercizione delle lotte, di cui chiediamo il ritiro. Ritornano protagonisti le lavoratrici e i lavoratori!
Unità delle lotte!
Solidarietà e autorganizzazione di classe!
Contro guerre sfruttamento oppressione razzismo e xenofobia!
Contro i governi della borghesia di qualunque colore politico!
Per l’unità di classe su scala internazionale!