Partito di Alternativa Comunista

28 gennaio, anche il sindacalismo di base in sciopero

28 gennaio, anche il sindacalismo di base in sciopero
"UNIRE LE LOTTE 
PER COSTRUIRE IL SINDACATO DI CLASSE"
 
Intervista a Fabiana Stefanoni del Coordinamento di
Unire le lotte - Area classista Usb

 
 
a cura della redazione web
 
Incontriamo Fabiana Stefanoni, del Coordinamento nazionale di Unire le lotte - Area classista Usb, in una fase importante per chi fa battaglia nella prospettiva della costruzione di un sindacato di classe e alla vigilia dello sciopero del 28.
 
 
usb unire le lotte

Domanda: L’area Unire le lotte è un’area a cui aderiscono compagne e compagni iscritti Usb di diverse collocazioni politiche e, tra questi, anche militanti del PdAC. Vorrei iniziare quest’intervista chiedendoti di illustrare brevemente il percorso che ha preceduto la nascita di questa area dell'Unione Sindacale di Base.
Fabiana Stefanoni:
Unire le lotte è nata ufficialmente, come area sindacale interna all'Usb, a fine ottobre. Ma si è trattato del punto d’arrivo di un percorso che ha avuto inizio due anni prima, in occasione della scissione della Confederazione Cub (l’organizzazione allora più consistente tra i cosiddetti “sindacati di base”): fin d’allora, molti attivisti sindacali della Cub si sono opposti a quella scissione, che appariva incomprensibile agli occhi degli iscritti e dei lavoratori. Essendo urgente la costruzione di un’organizzazione sindacale alternativa agli apparati burocratici di Cisl, Uil, Ugl e Cgil, occorre procedere nel senso dell’unificazione del sindacalismo di base, non certo in direzione di una sua ulteriore frammentazione. Successivamente, abbiamo deciso di confluire nell’Unione Sindacale di Base, valorizzando quello che c’è sembrato un primo tentativo di procedere nel senso di quell’unificazione: di fatto Usb è nata come unione dell’allora RdB/Cub (il settore maggioritario della vecchia Cub, quello del Pubblico Impiego) e di SdL, più alcuni settori della Cub. Si è trattato di un primo passo avanti, purtroppo accompagnato da numerosi limiti che abbiamo indicato già al congresso fondativo di Usb l'anno scorso. 
 
Domanda: Puoi spiegare quali sono questi limiti individuati nel nuovo sindacato che hanno spinto alcuni suoi iscritti ad organizzarsi in un’area interna?
Abbiamo riscontrato molti limiti nei contenuti e nella forma: questi limiti permangono e per questo continuiamo a batterci affinché siano superati. Per quanto riguarda i contenuti, di fatto il congresso si è svolto senza che ci fosse un documento programmatico della nuova organizzazione sindacale. E’ stato posto ai voti solo uno Statuto, che presenta alcuni punti molto ambigui, in particolare dove si afferma che il sindacato fonda la sua azione sul “conflitto come mezzo di regolazione democratica degli interessi diversi presenti nella società”. Diversamente, noi pensiamo che un sindacato di classe debba basarsi sullo sviluppo delle lotte nella contrapposizione degli interessi di classe delle masse lavoratrici contro il capitale: la prospettiva deve, infatti, essere quella di una società non più divisa in classi, non più basata sullo sfruttamento del lavoro salariato. La mancanza di un documento programmatico ha impedito un reale confronto sui contenuti, infatti abbiamo dovuto limitarci alla diffusione di un contributo sottoscritto da un centinaio di attivisti sindacali di Usb: il testo (consultabile sul sito www.sindacatodiclasse.org) si soffermava su quelli che dovrebbero essere gli assi programmatici e organizzativi di un reale sindacato di classe. Certo Usb oggi non è il sindacato di classe, ma può rappresentare uno strumento importante per costruirlo. Per quanto riguarda gli aspetti formali, il congresso si è configurato più che altro come una “fusione a freddo” dei due precedenti apparati (quello di RdB e quello di SdL). Gli stessi organismi dirigenti d’Usb sono di fatto la riproduzione dei vecchi organismi dirigenti delle due organizzazioni sindacali: le porte sono state chiuse a chi, come noi, portava una linea diversa da quella della maggioranza dirigente.
 
Domanda: Puoi spiegare cosa è successo all’assemblea organizzata il 31 ottobre a Roma?
Abbiamo deciso, a fine ottobre, di lanciare un’assemblea, aperta a tutti gli attivisti di Usb che hanno condiviso il contributo diffuso al congresso, al fine di continuare in Usb la nostra battaglia per il sindacato di classe. L’assemblea è stata vivace e partecipata: sono state discusse e poste ai voti (secondo un elementare principio della democrazia operaia) opzioni diverse, con la partecipazione di tanti compagni e compagne di diversa provenienza politica arrivati da tutta Italia. Alla fine è stato approvato, a larghissima maggioranza, un documento programmatico dell’area e un suo coordinamento nazionale, sempre revocabile. E’ in quell’occasione che abbiamo deciso di chiamarci “Unire le lotte – Area classista Usb”. Anche nel nome, volevamo esprimere la necessità di portare avanti una battaglia comune ai lavoratori ovunque collocati, nell’indipendenza dal padronato e dalle burocrazie sindacali. Purtroppo, nonostante la nostra richiesta all'esecutivo nazionale (e nonostante i nostri attivisti rappresentino importanti realtà di lotta e sindacali territoriali), la nostra piattaforma non è stata pubblicata sul sito nazionale d’Usb.
 
Domanda: L’area ha diffuso un appello affinché tutto il sindacalismo di base (inclusa quindi Usb) proclami lo sciopero generale il 28 gennaio. Ti chiedo di parlare di questo appello e del giudizio che esprimi  sulla quantità e il tipo di firme raccolte.
Com’è possibile leggere sul nostro sito www.sindacatodiclasse.org, abbiamo diffuso un appello per chiedere a tutto il sindacalismo di base di proclamare, in occasione dello sciopero Fiom del 28 gennaio, un grande sciopero generale unitario. Nell’appello abbiamo esplicitato la nostra critica non solo alla direzione della Cgil (che si rifiuta di proclamare lo sciopero generale) ma anche a quella della stessa Fiom, che ha taciuto per anni sull’esclusione che il sindacalismo di base ha subito dalla rappresentanza nei luoghi di lavoro, ha gestito politiche concertative e oggi si limita a otto ore di sciopero anziché chiamare allo sciopero prolungato. Tuttavia, riteniamo che sia necessario trasformare lo sciopero dei metalmeccanici in una mobilitazione di tutto il mondo del lavoro, al fine di avviare un percorso di lotte ad oltranza che possa piegare governo e padronato. L’appello è stato sottoscritto da tanti attivisti di Usb (molti dirigenti locali, ad esempio), da intere strutture territoriali del nostro sindacato, ma anche, cosa che riteniamo molto significativa, da strutture sindacali e delegati sindacali d’altri sindacati (incluse Cgil e Fiom). E’ la dimostrazione che sta crescendo nella base di tutti i sindacati la consapevolezza della necessità di una politica alternativa a quella portata avanti dagli apparati burocratici. Per noi è un fatto da valorizzare, dato che sono convinta che un passo significativo in avanti verso la costruzione del sindacato di classe ci sarà solo quando, sotto la pressione della lotta di classe, ci saranno delle rotture nei sindacati concertativi in contrapposizione frontale agli apparati burocratici, a partire dalla Cgil.
 
Domanda: Diventa, quindi, importante esplicitare chiaramente le due posizioni, circa lo sciopero del 28 gennaio, che si stanno confrontando dentro Usb.
L'esecutivo nazionale di Usb ha emesso un comunicato in cui afferma di “sostenere” lo sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio, dando indicazione alle strutture della categoria di aderire. Non era un fatto scontato: fino ad oggi, la direzione maggioritaria di Usb si rifiutava, per un atteggiamento settario e autoreferenziale, persino di partecipare alle manifestazioni della Fiom (noi ad esempio, siamo stati aspramente criticati per aver partecipato alla manifestazione della Fiom del 16 ottobre scorso). Oggi riscontriamo un cambiamento di linea. Ma la segreteria di Usb si è rifiutata di proclamare lo sciopero generale il 28 gennaio, come invece hanno fatto Cobas e Cub, rimandando lo sciopero generale a una data imprecisata tra febbraio e marzo. Si tratta a nostro avviso di un grave errore, per questo come Unire le lotte – Area classista Usb daremo la nostra adesione allo sciopero del 28. Soprattutto, gli ordini del giorno che abbiamo presentato a favore della proclamazione dello sciopero generale sono stati approvati in tante assemblee dei delegati di Usb (per fare un solo esempio, all’attivo regionale dei delegati del Pubblico Impiego del Veneto). Impegneremo le nostre energie per la migliore riuscita dello sciopero.
 
Domanda: Tornando ancora brevemente all’appello: che differenza c'è, ci chiedono i lavoratori, con quello simile divulgato soprattutto nell'area padovana, anche da alcuni delegati appartenenti agli organismi nazionali Usb?
Io credo che tutte le iniziative provenienti dalle strutture locali del nostro sindacato, dai comitati di lotta, dagli attivisti di altri sindacati a sostegno dello sciopero generale, siano positive. Tuttavia, se ti riferisci all'appello per lo sciopero generale promosso dall'area Adl presente in Veneto (nella quale sono presenti anche i Disobbedienti di Casarini), credo che, al di là della condivisione dei contenuti del loro appello , non si possa non notare che questi attivisti sindacali, a differenza dei compagni che hanno dato vita a Unire le lotte, non hanno fatto durante la fase congressuale alcuna battaglia contro le posizioni settarie in relazione agli scioperi espresse dalla maggioranza del gruppo dirigente di Usb. Inoltre, gli attivisti di AdL confluiti in Usb, a differenza nostra, non hanno nemmeno fatto battaglia a favore di una maggiore democrazia nel nostro sindacato. La nostra area ha fatto, invece, fin da subito, una battaglia a viso aperto su questioni di metodo e di principio. Questa battaglia ci è costata, per carenze democratiche all'interno del sindacato, l'esclusione dagli organismi dirigenti. Ma mi chiedo: dove erano gli attivisti di Adl mentre la nostra area al congresso faceva battaglia a favore dello sciopero generale unitario? Per questo, il loro appello mi pare arrivi un po' in ritardo. 
 
Domanda: Vorrei, con quest’intervista, farmi portavoce dei dubbi e delle curiosità che incontro durante la presentazione della nostra area ai lavoratori e alle lavoratrici, nonostante ci sia nei nostri confronti una grande attenzione e la consapevolezza della necessità di questo percorso all'interno del nostro sindacato. Il timore è di rompere un presunto equilibrio fra la base e la dirigenza, ed al contempo il timore che il dissenso organizzato nuoccia all’attività sindacale e al sindacato che stiamo costruendo.
Chi dice questo involontariamente riprende un argomento che stanno usando alcuni dirigenti del sindacato per nascondere il fatto che anche nel nostro sindacato spesso ci sono dei gravi limiti di democrazia interna. A causa del fatto che noi non abbiamo timore a esprimere in ogni occasione le nostre posizioni (mentre altri preferiscono stare zitti e magari lavorare nell’ombra), abbiamo subito attacchi, estromissioni dagli organismi, mancate convocazioni alle riunioni del nostro settore lavorativo, addirittura tentativi di annullare riunioni dove le nostre posizioni erano maggioritarie. Nulla di più lontano da quello per cui ci battiamo, cioè una reale democrazia operaia. Convinti della necessità di questa battaglia non demordiamo, ma spesso ci troviamo nella condizione paradossale di dover convincere alcuni lavoratori, disorientati da queste dinamiche, a non abbandonare il nostro sindacato. Personalmente credo che solo con la ripresa delle lotte, con l’arrivo di nuove energie militanti al nostro sindacato, si potranno superare questi limiti burocratici.
 
Domanda: Qual è, secondo te, la proposta che come attivisti dell’area “Unire le lotte- Area classista Usb”, dobbiamo fare ai compagni e alle compagne di Cub, Cobas, Si.Cobas, Slai Cobas e al sindacalismo di base in generale, nonché a quelli della Fiom e dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”?
La proposta che lanciamo è quella di dare vita, come noi, ad una battaglia interna a tutti i sindacati per costruire quel sindacato di massa e di classe che manca ai lavoratori. Ai compagni dei sindacati di base chiediamo di fare pressioni nei loro sindacati affinché non sia interrotto il processo d’unificazione del sindacalismo di base avviato col Patto di base (Patto che oggi appare defunto non certo per volontà degli attivisti, ma per incapacità dei vertici di portare avanti questo percorso). Sicuramente, ci rifiutiamo di considerare gli altri sindacati di base come “concorrenti”: siamo al loro fianco in ogni lotta e in tante vertenze. Similmente, intendiamo costruire un lavoro comune con i settori classisti della Cgil: in questo senso l’interlocuzione è rivolta anzitutto agli attivisti della Fiom e dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”. Per noi esiste una differenza ben precisa tra apparati burocratici dirigenti (della Cgil e della Fiom) e lavoratori iscritti a quei sindacati. Anche per questo saremo in piazza il 28 gennaio insieme agli operai della Fiom.
 
 

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