18 giugno: sciopero del trasporto aereo e della logistica
Comunicato di appoggio del Pdac
Il prossimo 18 giugno è stato indetto, inizialmente dai sindacati confederali a cui poi si sono uniti anche i sindacati di base, uno sciopero nazionale del trasporto aereo di 4 ore a difesa dei lavoratori di tutto il settore, con un focus particolare sulle vicende che riguardano i lavoratori Alitalia e AirItaly. Pur sapendo benissimo che le proposte di Cgil-Cisl-Uil non sono altro che il contraltare delle politiche governative mascherato dietro un linguaggio «sindacalese» - e che l’azione concreta delle burocrazie dei sindacati confederali ha finora cercato di dividere nel concreto i lavoratori e le lotte (e continuerà a farlo) - tuttavia è significativo che siano stati costretti a convocare questo sciopero generale, simbolico nelle loro intenzioni, ma che grazie alla grande mobilitazione dei lavoratori nelle scorse settimane può diventare un momento per rilanciare la lotta del settore aereo-aeroportuale a livello nazionale (finora la situazione è abbastanza variegata nei singoli territori).
La prospettiva dei migliaia di licenziamenti in Alitalia se passasse il piano di Ita, come anche in AirItaly, per cui stanno finendo gli ammortizzatori sociali senza che si sia trovata una soluzione per i lavoratori (a ulteriore riprova che per i padroni la Cassa integrazione non è altro che un mezzo per arrivare con meno problemi ai licenziamenti collettivi) e l’imminente fine del «blocco dei licenziamenti» (1) che rende possibili altre migliaia di licenziamenti negli aeroporti di tutta Italia, fanno percepire a tutti i lavoratori del settore una situazione di grande incertezza per il loro futuro. Se fino ad ora non vi è stata una risposta massiccia è perché i sindacati confederali hanno fatto di tutto per frenare una possibile mobilitazione, e perché i sindacati di base non sono stati finora in grado di rappresentare una alternativa credibile nei confronti della massa dei lavoratori. Eppure, la situazione è critica, e il fatto che Cgil-Cisl-Uil siano state costrette a indire questo sciopero la dice lunga.
Il fatto che all’interno della vertenza Alitalia, per volontà dei lavoratori stessi (spesso non sindacalizzati), si sia creato un comitato auto-organizzato di lavoratori in lotta, il comitato Tutti a bordo – No al piano Ita, non è stato indifferente rispetto al carattere unitario che ha assunto ora lo sciopero, al di là del fatto che sia stato indetto dai sindacati confederali. Anzi proprio il fatto che il comitato Tutti a bordo abbia raccolto più di 2000 firme per chiedere che qualsiasi accordo su Alitalia sia sottoposto a referendum tra i lavoratori, riscuotendo notevole successo tra la base degli stessi confederali, indica come i lavoratori non si fidino più delle direzioni sindacali e vogliano controllare in prima persona quello che fanno. Questa comprensione è un primo importantissimo passo, ma non è ancora sufficiente.
Esperienze come quella di questo comitato devono moltiplicarsi in tutte le vertenze, e soprattutto devono servire anche come luoghi di discussione su come portare avanti le lotte e unificarle a livello nazionale, sia all’interno del settore aereo-aeroportuale, sia con gli altri settori di lavoratori in lotta. Un importante segnale in questo senso è lo sciopero nazionale della logistica che si terrà lo stesso 18 giugno. A questi due importanti scioperi va la più totale solidarietà e l’appoggio del Partito di alternativa comunista, i cui militanti parteciperanno a questo sciopero come hanno fatto a quelli delle settimane passate.
Solo con una lotta unitaria di tutta la classe lavoratrice possiamo difenderci dalle migliaia di licenzianti che i padroni, con l’aiuto attivo del governo Draghi, stanno preparando per i tutti i lavoratori!
(1) Su questo finto «blocco» abbiamo già detto più volte: non ha assolutamente tutelato lavoratori stagionali o con contratti a termine, che sono stati semplicemente «non rinnovati» e quindi si sono trovati in mezzo a una strada nel pieno della pandemia. Nel settore aeroportuale sono moltissimi i lavoratori precari che ne hanno pagato il prezzo. Tuttavia, anche questa misura totalmente insufficiente è intollerabile per i padroni, che vogliono ristrutturare in particolare questo settore, liberandosi di migliaia di lavoratori con relative tutele, specialmente i più anziani, per sostituirli con nuovi precari, maggiormente sfruttabili e ricattabili.