14 settembre 2016:
un omicidio del capitale
La
sera di mercoledì 14 settembre Abd Elsalam Ahmed Eldanf, mentre stava
partecipando a un picchetto di sciopero al magazzino della Gls di Piacenza, è
stato assassinato da un crumiro alla guida di un camion. Non si è trattato di
un incidente, come ha affermato la Procura di Piacenza, nel meschino tentativo
di derubricare l’accaduto a una mera fatalità, ma di un vero e proprio
omicidio.
Piacenza
è uno dei poli logistici più importanti del Paese e d’Europa. Centinaia di
proletari, per la stragrande maggioranza immigrati, vengono sfruttati
quotidianamente dalle cooperative che gestiscono la logistica di multinazionali
del calibro di Ikea, Gls ecc. A questi operai vengono negati i più basilari
diritti: libertà sindacali, salario dignitoso, indennità malattia, tfr, ferie.
Gli orari di lavoro sono massacranti, in molti casi vengono decisi giorno per
giorno a discrezione assoluta dei padroni delle cooperative.
Da
diversi anni oramai questi operai ci mostrano che a questo stato di cose si
deve e si può ribellarsi. Non passa settimana in cui non vengano convocati
scioperi, picchetti, lotte prolungate per il riconoscimento dei diritti dei
lavoratori. Si tratta di lotte esemplari che dimostrano che la lotta di classe
non solo è ancora attuale ma è imprescindibile nel sistema capitalistico, in
cui milioni di persone vengono asservite al profitto di pochi.
Dopo
quanto è accaduto abbiamo assistito al consueto profluvio di ipocrisia. Persino
il premier Renzi si è detto addolorato per quanto accaduto. Con che coraggio.
E’ Renzi il maggior responsabile di quanto accaduto a Piacenza e che accade in
ogni luogo di lavoro dove i diritti dei lavoratori vengono calpestati e
cancellati. Sono responsabili anche quei burocrati sindacali che anziché organizzare
le lotte contro padroni e governi, instillano la sfiducia e la rassegnazione
tra gli operai. Molte volte, per fortuna,
non ci riescono.
La
scomparsa di Abd Elsalam Ahmed Eldanf ci indigna e ci rattrista, ma deve però
essere fonte di ispirazione. Deve insegnarci che alla lotta contro lo
sfruttamento non si può sfuggire, pena la condanna a vivere come schiavi.
Se
vogliamo che il suo sacrificio non sia stato vano, dobbiamo fin da subito
lottare e mobilitarci contro un sistema, quello capitalistico, e le sue leggi
che ne hanno causato la morte.
Dobbiamo
lottare contro il Jobs Act, che cancella ogni residua conquista sociale che i
proletari hanno conquistato nei decenni passati. Contro l’accordo della
vergogna, che vuole trasformare i sindacati in docili strumenti al servizio dei
padroni. Contro quei burocrati sindacali che accettano tutto ciò, per difendere
i loro piccoli e grandi privilegi. Contro le politiche razziste e xenofobe del
governo italiano e dell’Unione europea, volte a considerare i lavoratori
immigrati manodopera a basso costo da sfruttare brutalmente.
CHE QUESTA GIORNATA DI LOTTA NATA DA UN TRISTE EVENTO SI TRASFORMI NELL’INIZIO DI UNA MOBILITAZIONE GENERALE CONTRO GOVERNO E PADRONI.
NO AL JOBS ACT E ALL’ACCORDO DELLA VERGOGNA
DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI IMMIGRATI SENZA CONDIZIONE ALCUNA
LOTTIAMO E SCIOPERIAMO FINO ALLA CACCIATA DEL GOVERNO RENZI
PER UN’ALTERNATIVA SOCIALISTA AL CAPITALISMO E AI SUOI GOVERNI